Rischio tumori alto a Mondovì? L’Asl smentisce
Per l’Asl «i dati tranquillizzano». Le criticità di Mondovì «non sono superiori a quelle di altre città». E l’incidenza dell’inquinamento di via Langhe sui tumori, seconda causa di morte in Italia, «non evidenzia allarme che può indurre a prendere provvedimenti». Piacciano o meno, queste sono le risposte che i medici hanno fornito ai residenti che vivono a fianco dell’area industriale di Mondovì. I risultati sono stati presentati in un incontro che il Comune ha organizzato la mattina di venerdì scorso.
L’allarme risale a oltre un anno fa. Un gruppo di famiglie che abitano ai bordi del “triangolo industriale” di Mondovì, quello che sta fra via Langhe e via Torino, aveva sollevato un grido preciso: i casi di morte per tumori sono numerosi, il Comune faccia qualcosa. La paura era nata dopo che i residenti avevano saputo dell’installazione di un nuovo impianto nel sito Ipm (oggi Cytec). Gli abitanti contattarono il Comune, scrissero una lettera, interessarono gli Enti responsabili della tutela dell’ambiente e della salute. Arrivarono due tipi di risposte. La prima, diciamo, fu quella “tecnica”: la centralina di monitoraggio dell’Arpa, che prima si trovava all’Altipiano, venne spostata in via Torino nei pressi della zona industriale. La seconda risposta fu una sorta di questionario: la “Valutazione di impatto sanitario”, che fu consegnato agli abitanti per raccogliere le impressioni sulla qualità dell’aria e dell’ambiente. Tutto questo accadeva un anno fa. Oggi ci sono i risultati.
«L’analisi, per la verità, è incompleta – ha spiegato la dottoressa Figini dell’Asl –. Le schede furono consegnate anche all’Arpa e alla Provincia: entrambe però non hanno risposto, dicendo che i dati in loro possesso escludevano il rischio e che pertanto non era necessaria alcuna valutazione». Sostanzialmente, i questionari ribadivano i problemi: chi abita in quella zona avverte cattivi odori nell’aria e teme forte inquinamento da parte delle fabbriche che sorgono a qualche decina di metri dai tetti delle case. Ma le risposte dell’Asl vanno in senso opposto: «Il fattore di mortalità per tumori – ha detto il dottor Domenico Montù, direttore del Dipartimento prevenzione Asl CN1 – sono assolutamente in linea con il resto del territorio. I dati sono tranquillizzanti: non sono emerse situazioni che possano far pensare a pericoli particolari per chi vive in via Langhe o via Torino, rispetto a chi vive altrove».
Quindi una situazione tranquilla… ma solo in senso relativo? Montù: «Non esistono realtà urbane con aspetti solo postivi. Chi vive in una zona agricola lamenta i miasmi degli allevamenti, chi abita nei centri ha paura dell’inquinamento. A volte il naso ci tradisce: il nostro olfatto è sensibile e avverte odori forti, a cui però non corrispondono violazioni dei limiti di inquinamento». E poi ci sono i numeri: «Questa analisi non ha messo in evidenza alcun allarme che ci possa indurre a prendere provvedimenti superiori a quelli che si svolgono in via ordinaria. I controlli ambientali? Quelli spettano all’Arpa, da circa 20 anni l’Asl ha competenza solo sulle questioni sanitarie».
Gli abitanti della zona però hanno parecchie osservazioni: «La centralina piazzata in via Torino non serve – lamenta un signore –, le correnti portano l’inquinamento altrove. E quando si fanno i controlli nelle aziende bisognerebbe farli a sorpresa e non… su appuntamento». «Perché il Comune non fa un monitoraggio sul flusso di massa dei fumi?», propone una residente. L’assessore all’Ambiente, Emanuele Rossi: «Il Comune è dalla parte dei cittadini, e questo incontro ne è la dimostrazione. Ringrazio l’Asl per aver fatto un lavoro approfondito. Il problema è generale, non locale. Possiamo fare di più? Sicuramente sì, continuando a monitorare».