Arrestato il direttore A6, viveva a Mondovì
Il direttore generale si era addirittura fatto costruire una scala di alto design, a spese delle ditte che lavoravano per la A6: gliel’aveva installata nella sua casa di Mondovì una ditta di Fossano. Tutto “gratis”, o comunque non pagato dai beneficiari. L’inchiesta, che in un primo tempo aveva riguardato solo uno dei funzionari della Torino-Savona (Ivan Migliardi, residente a Monastero di Vasco), ora si è allargata. Sono stati arrestati anche il direttore generale dell’Autostrada, Massimo Capponi (58 anni, residente a Mondovì), e un secondo capo ufficio, Paolo Lantieri (64 anni, residente a Santena). I due, assieme a Migliardi, sono sotto custodia cautelare. Le accuse: concussione e peculato.
Le indagini, particolarmente complesse e condotte dalla Procura di Cuneo (dal procuratore aggiunto Maurizio Picozzi e dal sostituto Massimiliano Bolla), hanno permesso di ricostruire una serie di indebiti vantaggi conseguiti nel periodo 2008-2013 dai tre, che rivestono la qualifica di incaricati di pubblico servizio. Secondo gli inquirenti i tre, approfittando della loro posizione nella società “La Verdemare spa”, si facevano eseguire lavori privati dalle imprese che normalmente lavoravano nei cantieri della To-Sv. Lavori per centinaia di migliaia di euro. Benefici di cui si sarebbero fatte carico imprese del Monregalese, della Langa e Roero, del Cuneese e delle province di Savona, Milano e Torino. Ordinavano lavori o beni di ogni tipo: ristrutturazioni edili complete, impianti d’allarme, ceramiche e sanitari di pregio, scale e arredamenti, robot per la cura del giardino ed elettrodomestici.
Secondo la Finanza, Migliardi avrebbe ottenuto beni ed utilità per altri 21 mila euro (noleggio auto, forniture e ristrutturazioni edili, compresi sauna ed idromassaggio, perizie tecniche), che si vanno ad aggiungere ai 745 mila euro già emersi nella prima fase delle indagini; Capponi beni e vantaggi per 362 mila euro (ristrutturazioni edili, compresi camino e marmi di provenienza africana, arredi, cucine ed elettrodomestici, forniture di servizi, prestazioni professionali e perizie tecniche); e Lantieri per 84 mila euro (autovetture, ristrutturazioni edilizie, forniture di servizi). E la progettazione della scala di design, stando alle indagini, sarebbe stata seguita da un geometra e un architetto delle Autostrade, durante il normale orario di lavoro. Era Migliardi, secondo la Procura, a esporsi per garantire benefici al capo. E le ditte, che avevano paura di perdere i lavori, accettavano. Gli immobili riconducibili agli indagati: 6 tra ville e appartamenti nelle province di Savona, Cuneo e Torino (tra cui l’immobile di proprietà della figlia del direttore, studentessa universitaria a Torino). Nel corso delle indagini sono stati registrati anche tentativi d’inquinamento per rapporti di complicità con gli arrestati, con l’esibizione ai Finanzieri di fatture “di comodo” compilate nel tentativo di aiutare gli indagati e di simulare con loro normali transazioni.