Il garante della privacy a Mondovì
“Privacy”. Se ne parla tanto, ma cos’è? Spesso la si invoca, qualche volta se ne abusa e ogni tanto, purtroppo, la si perde. E come fa un ragazzo a tutelarsi, in una giungla come quella che oggi è la rete di Internet? Gli studenti di Mondovì hanno avuto l’occasione di porre queste domande a una delle massime autorità in materia: la dottoressa Augusta Iannini, vicepresidente dell’Autorità garante della privacy.
La Iannini (moglie del notissimo giornalista tv Bruno Vespa), magistrato e vice presidente dell’Autorità Garante dal giugno 2012, era a Mondovì la mattina di lunedì 12 maggio. Ha parlato davanti a circa 200 studenti delle classi II delle Scuole secondarie di Mondovì, che l’hanno ascoltata con interesse ponendo molte domande. L’incontro è stato organizzato dall’avvocato monregalese Marco Cuniberti, vicepresidente del Circolo dei giuristi telematici, in collaborazione col Comune di Mondovì. A portare i saluti il sindaco Viglione e il viceministro alla Giustizia Costa. Era presente anche il presidente della Consulta giovanile, Marco Giana.
Il garante ha saputo andare a toccare gli argomenti più importanti: la tutela dei dati personali, oggi più che mai a rischio a causa dei complessi e oscuri meccanismi del web. Tante le domande poste dai ragazzi. «Perché se mi iscrivo a Facebook – ha chiesto uno studente – le mie foto poi vengono rintracciate via Google?». Oppure: «Chi può leggere i miei dati quando uso un social network?».
La Iannini ha anche fatto fare ai ragazzi un gioco: “Quanto ne sai sulla privacy?”. Una sorta di quiz per capire le norme e i dettagli della tutela. Hanno vinto due studenti che frequentano le Medie a Piazza e all’Altipiano. A loro spetta in premio un libro sulle tematiche della privacy. «È stato interessante vedere i ragazzi porre le domande al garante e rispondere al quiz – dice Cuniberti –. E al momento della premiazione, la Iannini ha portato subito un esempio pratico: spiegando ai ragazzi che avrebbe voluto chiedere loro il nome e l’indirizzo per spedire il premio… ma che non poteva. Perché? Appunto, per la privacy».