“L’annuncio del Vangelo della famiglia è parte integrante della missione della Chiesa”, e “la diffusa crisi culturale, sociale e spirituale costituisce una sfida per l’evangelizzazione della famiglia, nucleo vitale della società e della comunità ecclesiale”. È quanto si legge nella premessa dell’Instrumentum laboris del Sinodo sulla famiglia, diffuso in vista dell’Assemblea generale straordinaria, prima tappa del primo Sinodo convocato da Papa Francesco, che si svolgerà ad ottobre. “Offrire sostegno e accompagnamento” e proporre “stili di vita” all’insegna della “misericordia”, come esorta a fare il Papa: questo l’obiettivo principale del documento, che raccoglie le testimonianze e i suggerimenti inviati dalle Chiese particolari, in risposta al questionario del Documento preparatorio, reso pubblico nel novembre scorso. Il testo dell’Instrumentum laboris è strutturato in tre parti e riprende le otto tematiche proposte nel questionario: la prima parte è dedicata al Vangelo della famiglia, la seconda tratta “le varie proposte di pastorale familiare, le relative sfide e le situazioni difficili” e la terza “è dedicata all’apertura alla vita e alla responsabilità educativa dei genitori, che caratterizza il matrimonio tra l’uomo e la donna, con particolare riferimento alle situazioni pastorali attuali”.
Oggi c’è “molta resistenza agli insegnamenti della Chiesa circa la morale familiare”, dovuta alla “mancanza di un’autentica esperienza cristiana, di un incontro personale e comunitario con Cristo, che non può essere sostituito da alcuna presentazione, sia pur corretta, di una dottrina”. È l’analisi contenuta nell’Instrumentum laboris del Sinodo sulla famiglia, in cui si lamenta “l’insufficienza di una pastorale preoccupata solo di amministrare i sacramenti, senza che ciò corrisponda a una vera esperienza cristiana coinvolgente”. Di qui il “crescente contrasto tra i valori proposti dalla Chiesa su matrimonio e famiglia e la situazione sociale e culturale”. In particolare, è il concetto di “legge naturale” ad essere diventato “assai problematico, se non addirittura incomprensibile”. Sotto accusa è la “gender theory”, secondo la quale “il gender di ciascun individuo risulta essere solo il prodotto di condizionamenti e di bisogni sociali”.
“Una delle grandi sfide della famiglia contemporanea consiste nel tentativo della sua privatizzazione”. È la denuncia contenuta nell’Instrumentum laboris, in cui si parla del contrasto tra la “legge morale naturale, universalmente accettata di fatto dai fedeli”, che “nutrono il desiderio di mantenere l’unione tra uomo e donna”, e la “pratica massiccia del divorzio, della convivenza, della contraccezione, delle procedure artificiali di procreazione, delle unioni omosessuali”. In quasi tutte le risposte del questionario, si registra inoltre “il numero crescente di casi di famiglie ‘allargate’, soprattutto per la presenza di figli avuti da diversi partner”. Anche le famiglie monoparentali “sono in netta crescita”, e molto numerosi sono ormai “i casi in cui i figli, oltre che con genitori separati o divorziati, risposati o meno, si trovano pure con i nonni nella medesima situazione”. Insomma, la famiglia “si trova in un momento molto difficile”, e la missione della Chiesa è di “accompagnare” tali famiglie “come sono nella realtà”, con le loro “storie e sofferenze complesse, che necessitano di uno sguardo compassionevole e comprensivo”.
Sono sempre di più quelle coppie che convivono “ad experimentum”, cioè “senza alcun matrimonio né canonico né civile e senza alcuna registrazione”. È uno dei dati contenuti nell’Instrumentum laboris. Soprattutto in Europa e in America, questo “periodo di prova” si trasforma in “una forma stabile di vita”. Talvolta, il matrimonio “avviene dopo la nascita del primo bambino, in modo che nozze e battesimo si celebrino insieme”. “Politiche familiari inadeguate a sostenere la famiglia; problemi finanziari; disoccupazione giovanile, mancanza di un’abitazione”: sono queste le “ragioni sociali” che provocano “la tendenza a dilazionare il matrimonio”, in cui gioca un ruolo anche “il timore circa l’impegno che comporta l’accoglienza dei figli”. Le convivenze, “molto spesso”, corrispondono “a unioni libere di fatto, senza riconoscimento civile o religioso”, e “la società ormai non vede più questa situazione problematica”. Sull’aumento delle convivenze, incidono “il mancato aiuto da parte dello Stato, per il quale la famiglia non ha più un valore particolare”, una falsa “idea di libertà, che considera il legame matrimoniale una perdita della libertà della persona”, ma anche i media, che “promuovono ampiamente questo stile di vita tra i giovani”: con la convivenza e le unioni libere, “i giovani tendono a prolungare la loro adolescenza e pensano che il matrimonio sia troppo impegnativo”.
La Chiesa è chiamata a “prendersi cura” dei separati e divorziati risposati, realtà “rilevante in Europa e in tutta l’America, molto meno in Africa e in Asia”. È quanto si legge nell’Instrumentum laboris, che mette l’accento anche su un’altra questione: i figli dei separati e dei divorziati, sui quali “ricade il peso dei conflitti matrimoniali”. Ci sono poi i divorziati e i separati che restano fedeli al vincolo matrimoniale”, definiti “nuovi poveri” che richiedono “un’attenzione per la loro situazione che spesso è vissuta in solitudine e in povertà”. Non ultime, le ragazze madri che “si prendono cura da sole dei figli” ed hanno alle spalle “storie molto sofferte, non di rado, di abbandono”. Di fronte a tutte queste situazioni, la Chiesa “non deve assumere l’atteggiamento di giudice che condanna, ma quello di una madre che sempre accoglie i suoi figli e cura le loro ferite in vista della guarigione”, si legge nel documento. In linea con lo stile di Papa Francesco, “con grande misericordia”, la Chiesa “è chiamata a trovare forme di compagnia con cui sostenere questi suoi figli in un percorso di riconciliazione”. “Con comprensione e pazienza”, è importante spiegare ai divorziati risposati che “il non poter accedere ai sacramenti non significa essere esclusi dalla vita cristiana e dal rapporto con Dio”.
“E’ necessario che la Chiesa si prenda cura di famiglie che vivono in situazioni di crisi e di stress, che la famiglia sia accompagnata durante tutto il ciclo della vita”. È quanto si legge nell’Instrumentum laboris, in cui viene lanciato un appello a sostenere la domanda del “desiderio di famiglia”, in primo luogo da parte della parrocchia, “famiglia di famiglie”, chiamata ad essere “il centro di una pastorale rinnovata fatta di accoglienza e di accompagnamento, vissuto nella misericordia e nella tenerezza”. In particolare, la parrocchia deve “accompagnare situazioni in cui i legami familiari sono minacciati dalla violenza domestica, con interventi di sostegno atti a risanare la ferite subite, sradicare le cause che le hanno determinate”. “Dove dominano abuso, violenza e abbandono non può esserci né crescita né percezione alcuna del proprio valore”, l’ammonimento del documento, in cui si fa notare che “l’accompagnamento della coppia non si deve limitare alla preparazione al matrimonio”.