Condannato a 6 mesi: «Causò incidente mortale»
Per il giudice, fu lui a invadere la corsia opposta e a causare l’incidente. Edoardo Giri, torinese, è stato condannato alla pena di sei mesi e al risarcimento dei famigliari di Egidio Aschero, l’83enne morto in uno scontro frontale avvenuto nel marzo 2009. La sentenza è stata emessa lunedì dal giudice Coccoli in Tribunale a Mondovì.
L’incidente avvenne lungo la St. 28, in un rettilineo che sta fra Priola e Garessio. L’auto di Giri, una “Alfa 159”, finì dritta contro la Fiat “Punto” condotta da Aschero. Fin dal primo momento Giri raccontò che era stata la vettura di Aschero a invadere la sua corsia e che lui, per evitarlo, sterzò a sinistra. Parlò anche di una terza auto, una Peugeot grigia, che sarebbe transitata proco prima compiendo una manovra azzardata andando di fatto a causare le condizioni dell’impatto in cui perse la vita l’83enne. La famiglia di Aschero per settimane aveva diffuso appelli sui giornali cercando una specie di “auto fantasma”: venne individuata, ma il conducente risultò completamente estraneo ai fatti. Giri finì imputato per omicidio colposo.
La sua versione, che in aula era stata sostenuta anche dalla sua fidanzata che quel giorno era a bordo dell’auto con lui, è stata smontata lunedì dal pm Fontana nella sua discussione: «Le perizie sono chiare: è l’Alfa che ha invaso la corsia della “Punto” causando lo scontro. Dopo l’impatto la Fiat si trovava sulla linea di mezzeria, mentre l’Alfa era completamente a sinistra». L’accusa ha comunque parlato di un “concorso causale di colpa” da parte dello stesso Aschero che stava viaggiando oltre i limiti, a circa 90 km orari, e guidava indossando ciabatte ai piedi. I famigliari del deceduto erano già stati risarciti con una somma di 91 mila euro per la moglie e 80 mila euro a ciascuna delle due figlie, ma il giudice ha disposto un ulteriore risarcimento da definirsi in sede civile.
La difesa ha già annunciato il ricorso in appello: «Il nostro assistito sarebbe colpevole? Certo – ha sostenuto il difensore, l’avvocato Buratti di Torino –: colpevole di essere sopravvissuto. La loro testimonianza era assolutamente genuina: la sterzata è stata una manovra di emergenza per salvarsi la vita. C’è stato un gigantesco errore nella perizia. Ricorreremo sicuramente».