Prima di concedersi un momento di pausa e di riposo in cui ci sarà anche il tempo per riordinare le idee e liberare qualche pensiero su quello che ha portato questa estate musicale, vista l’imminente partenza per le vacanze non si può partire senza aver riempito la propria macchina, chiavetta o lettore Mp3 di qualche disco acquistato negli ultimi mesi.
Italia Mon Amour
Sebbene l’esperienza di Capovilla con il nuovo progetto solista sia un album assai denso e ricco di carne al fuoco e visto che il disco di Appino (ascoltato nel 2014, ma uscito nel 2013) non può essere considerato “nuovo”, l’autore per il quale val la pena spendere due parole è Riccardo Sinigallia, tornato alla ribalta in inverno al Festival di Sanremo o poi in tour con l’album Per Tutti: un disco “discreto” dove l’artista non tanto è personaggio privilegiato della realtà, ma semplice osservatore del mondo (senza distinzione tra chi sta sopra e sotto ad un palco), elementi che ne fanno autore di una prova eccelsa sia in termini musicali sia in termini di testi.
Un po’ deluso dalla prova dei Black Keys che toppano il prosieguo del percorso intrapreso con El Camino, non del tutto convinto dalla prova di Micah P. Hinson (che, a onor del vero, non imbrocca tutti i dischi che fa) e dedicato troppo poco tempo all’ascolto di due dischi difficili come i nuovi Silver Mt. Zion Orchestra e Ben Frost (notevole tuttavia la sua prova), stupisce senza ombra di dubbio la prova di Jack White (ex White Stripes) che in Lazzaretto dà prova di essere un artista vulcanico e a tutto tondo, capace di fare blues e rock a 360° senza aver bisogno di metterci alcuna etichetta d’origine protetta.
A volte arrivano così, quando meno te l’aspetti e diventano delle vere e proprie chicche, album dei quali uno non ne può fare più a meno. È successo, almeno in parte, con Il Testamento di Appino, è stato un letterale travolgimento per la musica elettronica di Pretty Lights e del suo A Color Map of the Sun: l’americano Derek Vincent Smith confeziona un’opera di musica elettronica, interamente suonata, davvero notevole e che gli è valsa anche una nomination ai Grammy 2014 e che, manco a farlo apposta, poggia le sue basi in tutto il lavoro fatto nel genere negli anni ‘90 (con buona pace degli amanti del trip-hop).
Arrivano tutti dal Nuvolari Libera Tribù, che anche quest’anno sforna piccoli concerti da non perdere a profusione: sono i bravi His Clancyness, stimoli ed echi di sperimentazione del rock anni ‘90, i francesi dal suono fresco e molto “trendy” Colt Silvers ed il portoghese Frankie Chavez, bravo nel suo disco doppio (specie in quello meno “pop” dove mostra tutte le sue qualità blues), ma che dà il meglio di sé in live, e peccato a chi se lo sia perso.