Contratti d’alpeggio. Al centro la gestione del pascolo, che deve essere di qualità
L’importanza di un alpeggio di qualità, che sia valore per la montagna dal punto di vista ambientale e turistico, ma pure volàno di un’economia più redditizia ed ecologica. Questo il tema del momento di confronto che sabato pomeriggio ha riunito alla Scuola forestale amministratori, allevatori, gestori dei rifugi delle Alpi liguri, del Parco del Marguareis e aderenti al Cai. Presente pure l’assessore regionale alla montagna, Alberto Valmaggia. Sul tavolo: il rinnovo dei contratti d’alpeggio, la gestione dei cani maremmani a protezione del bestiame e a difesa dal lupo e il rapporto turista-ambiente montano. «Anni fa, quando già ero sindaco – ha esordito Giorgio Ferraris, facendo riferimento ai contratti d’alpeggio – avevamo inserito il diritto di prelazione per i residenti di Ormea. Oggi i criteri vanno rivisti; la qualità complessiva degli alpeggi, nel corso degli anni, non è migliorata. Tra il 2012 e il 2013 il Corpo forestale dello Stato ha emesso ben cinque denunce, su 20 pascoli, per mancato alpeggio. Vanno introdotte nuove regole che consentano di tutelare e mantenere al meglio i nostri pascoli, conciliando le esigenze di tutti, anche dei turisti». «Altrettanto importante – ha aggiunto il sindaco facendo riferimento ai recenti episodi di aggressione di cani maremmani a danno di turisti ed escursionisti – è poter vivere la montagna in piena sicurezza e tranquillità». «Il maremmano non può diventare la ragione per abbandonare il pascolo – hanno proseguito i gestori dei rifugi –. Questi cani vanno debitamente ammaestrati, accuditi e sorvegliati». «Rispetto delle regole da parte dei pastori – ha puntualizzato un’allevatrice –, purché anche il turista sia debitamente preparato a vivere la montagna». «L’obiettivo della legislazione regionale – ha concluso l’assessore Valmaggia – sarà riabitare la montagna attraverso un sistema bosco-silvicoltura, agricoltura e ristorazione, tenuto conto delle odierne tecnologie. Insieme all’Università va studiato un Piano economicamente sostenibile, partendo dalle associazioni fondiarie a presidio del territorio. Il sistema di gestione del pascolo va ripensato lavorando nell’ottica del pascolo “turnato”».