“Camminare con noi verso il prossimo Sinodo”. È la richiesta che i padri sinodali fanno alle famiglie, nel messaggio che, con la “Relatio Synodi”, conclude l’assise straordinaria sulla famiglia e dà inizio all’itinerario che, lungo quest’anno, porterà al Sinodo ordinario del 2015. “Manifestiamo la nostra ammirazione e gratitudine per la testimonianza quotidiana che offrite a noi e al mondo con la vostra fedeltà, la vostra fede, speranza, e amore”: è il grazie iniziale del documento, che si rivolge “a tutte le famiglie dei diversi continenti e in particolare a quelle che seguono Cristo Via, Verità e Vita”. “Anche noi, pastori della Chiesa - scrivono i padri sinodali - siamo nati e cresciuti in una famiglia con le più diverse storie e vicende. Da sacerdoti e vescovi abbiamo incontrato e siamo vissuti accanto a famiglie che ci hanno narrato a parole e ci hanno mostrato in atti una lunga serie di splendori ma anche di fatiche”. “La stessa preparazione di questa assemblea sinodale, a partire dalle risposte al questionario inviato alle Chiese di tutto il mondo, ci ha consentito di ascoltare la voce di tante esperienze familiari”. “Il nostro dialogo nei giorni del Sinodo ci ha reciprocamente arricchiti, aiutandoci a guardare tutta la realtà viva e complessa in cui le famiglie vivono”.
“La grande sfida della fedeltà nell’amore coniugale” è la prima da affrontare, quando si tratta di famiglia. “Indebolimento della fede e dei valori, individualismo, impoverimento delle relazioni, stress di una frenesia che ignora la riflessione… segnano anche la vita familiare”, si legge nel messaggio, approvato “a grande maggioranza”, 158 “sì” su 174 votanti, come ha riferito padre Lombardi. Si assiste, così, “a non poche crisi matrimoniali, affrontate spesso in modo sbrigativo e senza il coraggio della pazienza, della verifica, del perdono reciproco, della riconciliazione e anche del sacrificio. I fallimenti danno, così, origine a nuove relazioni, nuove coppie, nuove unioni e nuovi matrimoni, creando situazioni famigliari complesse e problematiche per la vita cristiana”. Tra queste “sfide”, i padri sinodali evocano anche la “fatica della stessa esistenza”: “Pensiamo alla sofferenza che può apparire in un figlio diversamente abile, in una malattia grave, nel degrado neurologico della vecchiaia, nella morte di una persona cara”. “È ammirevole la fedeltà generosa di molte famiglie - si legge nel messaggio - che vivono queste prove con coraggio, fede e amore, considerandole non come qualcosa che viene strappato o inflitto, ma come qualcosa che è a loro donato e che esse donano, vedendo Cristo in quelle carni malate”.
Nel messaggio, i padri indicano anche le “difficoltà economiche causate da sistemi perversi”, il “feticismo del denaro” e la “dittatura di un’economia senza volto”, che “umilia la dignità delle persone”, come denuncia il Papa nell’Evangelii gaudium. “Pensiamo al padre o alla madre disoccupati, impotenti di fronte alle necessità anche primarie della loro famiglia, e ai giovani che si trovano davanti a giornate vuote e senza attesa, e che possono diventare preda delle deviazioni nella droga o nella criminalità”, la denuncia del testo, in cui si cita la “folla delle famiglie povere, quelle che s’aggrappano a una barca per raggiungere una meta di sopravvivenza”, le famiglie profughe “che senza speranza migrano nei deserti, quelle perseguitate semplicemente per la loro fede, quelle colpite dalla brutalità delle guerre e delle oppressioni”. “Pensiamo anche alle donne che subiscono violenza e vengono sottoposte allo sfruttamento, alla tratta delle persone, ai bambini e ragazzi vittime di abusi persino da parte di coloro che dovevano custodirli e farli crescere nella fiducia e ai membri di tante famiglie umiliate e in difficoltà”, prosegue il testo, in cui si fa appello “ai Governi e alle organizzazioni internazionali di promuovere i diritti della famiglia per il bene comune”. Quanto alla Chiesa, vuole essere “una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza, senza escludere nessuno”.
“Abbiamo riflettuto sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati”. Nel messaggio del Sinodo si parla di “comunione fraterna” come “carità, dono, vicinanza agli ultimi, agli emarginati, ai poveri, alle persone sole, malate, straniere, alle altre famiglie in crisi”. “Il vertice che raccoglie i fili della comunione con Dio e col prossimo è l’Eucaristia domenicale”, si ricorda nel testo, in cui si precisa che è in quest’ottica che va collocata la riflessione “sull’accompagnamento pastorale e sull’accesso ai sacramenti dei divorziati risposati”.