Chiusura sportello Ubi: la rabbia dei monasteresi
Duecento esuberi in tutto il comparto Bre. Questo era stato, un paio di settimane fa, l’annuncio shock di Ubi Banca. Numeri che si concretizzano nella chiusura di una quindicina di punti in provincia; numeri che condannano qualche paese a rimanere “senza banca”. È questo il caso di Monastero, il cui sportello, situato a Vasco sulla provinciale 36, è un punto di riferimento per tutta la popolazione. Inutile dire che la scelta di Ubi genera rabbia e sgomento. Le conseguenze per gli anziani o per le persone non munite di auto, è chiaro, sono pesantissime, dal momento che bisognerà spostarsi nei Comuni limitrofi anche solo per effettuare un versamento o un prelievo. Insomma, un costo sociale imponente. Ma, anche tralasciando gli effetti disastrosi su una fascia “debole” e non trascurabile della popolazione, come quella degli anziani, e ragionando in termini meramente economici, i monasteri invitano i consiglieri bancari a riflettere. «Ci rendiamo perfettamente conto – sottoscrivono i monasteresi – che l’attuale crisi economica comporta per tutti la necessità di ridurre le spese e comprendiamo molto bene che una Banca, essendo un’impresa privata, ha, innanzitutto, lo scopo di ottenere un profitto dalla sua attività (anche se si parla sempre di più di bilanci sociali e di tanti altri bei documenti con cui le banche vorrebbero dimostrare quanto sono brave anche nel settore sociale)». Ma, continuano: «Siete certi, signori consiglieri di Amministrazione, che sia una scelta economicamente corretta, per gli interessi della Banca e non per i nostri, chiudere lo sportello di Monastero di Vasco?». Certo, si risparmierà sull’affitto e sulle bollette e la dipendente (“bravissima”, scrivono i monasteresi) sarà impiegata altrove. «Però – proseguono –, è molto verosimile che numerosi correntisti potrebbero chiudere i loro conti ritirando i loro risparmi, anche perché nel Monregalese esistono altre banche che stanno cercando di espandersi e magari sarebbero anche disposte a venire nel nostro paese».