Piano regolatore: si va a ridurre il cemento?
E pensare che oggi, secondo le stime dell’epoca, a Mondovì avremmo dovuto essere 32 o 33 mila persone. Diecimila in più di quelli che siamo davvero. Un errore macroscopico che dieci – anzi ormai – tredici anni fa venne scritto sul progetto definitivo del Piano regolatore cittadino. Gli esiti di quella previsione, sballata quanto i peggiori servizi meteorologici, oggi sono evidenti. Dopo un anno e mezzo di riunioni, il sindaco e la Giunta si preparano a uno dei passi più fondamentali del loro mandato: rifare il Piano regolatore. I lavori della “Commissione” sono in dirittura di arrivo e il Comune ha già aperto il bando per l’assegnazione del progetto. E fra i banchi dell’Amministrazione, sindaco in testa, si preme perché si possa arrivare in Consiglio comunale nel segno delle larghe intese: un “documento condiviso” da votare con l’unanimità dei consensi.
I calcoli del 2001: un errore enorme
C’è chi dice che sia stata la crisi a ingigantire l’errore. Quel che è certo è che se oggi il Piano regolatore è uno degli argomenti più caldi nel calderone politico della città, il motivo è semplice: quello precedente, nel corso degli anni, si è dimostrato assurdamente sovradimensionato. Fu varato dall’ultima Giunta Rabbia e nessuno se la sente più di negare quello che è lampante: l’enorme distanza tra le previsioni dell’epoca e la realtà. Basti pensare che nel 2001 si immaginò uno sviluppo urbano che avrebbe portato la città da circa 22 mila abitanti a 30.414, una crescita quasi del 40%. Invece Mondovì in questi tredici anni non è cresciuta neppure di un migliaio, siamo ancora sotto i 23 mila. Questo Piano regolatore (oggi in scadenza) fu quello che consentì di edificare migliaia di metri cubi che si tradussero in... case vuote. Realizzate e mai riempite, oppure riempite soltanto da monregalesi che si spostavano da un quartiere all’altro, lasciando vuoti rioni storici per andare a occupare appartamenti nuovi senza
alcuna vera crescita. E tutto questo pur costruendo la metà di quello che era stato permesso: «Le concessioni approvate – conferma l’assessore all’Urbanistica Emanuele Rossi – sono meno della metà di quelle previste». I dati dicono che siamo al 40%. Si sente il bisogno di un’inversione di rotta.
Freno all’espansione
Così da anni, fin dalla seconda metà del primo mandato di Stefano Viglione e più o meno parallelamente alla nascita dei grossi discorsi su due casi “simbolo” (l’Altipiano-bis e la Madonnina), si è sollevato il tema sulla futura urbanizzazione. La domanda è una sola: è possibile tornare a pianificare la città guardando ai numeri reali e fermando l’edificazione? Il “lavoraccio” di dare una risposta tocca all’assessore Rossi, che non concede grosse anticipazioni: «Non è il momento di fare discorsi sui numeri – dice –, il lavoro della Commissione è ormai in dirittura d’arrivo ma non è ancora terminato del tutto». Però il sentore è proprio quello che si stia per mettere un freno all’espansione: se non si parla di una riduzione delle cubature, tutte le “voci” dicono che nel nuovo Piano regolatore la cubatura non verrà aumentata. Se ci sarà una cerscita, la si affronterà riempiendo le case vuote e non costruendone di nuove.
Ma i metri cubi non possono essere l’unico tema sul piatto: pianificare lo sviluppo di una città non può limitarsi a decidere cosa costruire e dove. Su questo punto, Rossi ammette: «Sarà un Piano regolatore che guarda a una visione ampia della città: edificazione, mobilità, aree verdi, opere pubbliche».
La Commissione verso l’ultima riunione
A questo scopo lavora la Commissione, istituita un anno e mezzo fa con tutti i gruppi politici (di maggioranza e minoranza) e ormai al giro di boa: «Quella di fine ottobre è stata la penultima riunione – spiega Rossi –. Ne seguirà una conclusiva a fine novembre in cui si tireranno le fila del lavoro di un anno e mezzo e si formalizzerà il lavoro svolto. Si metteranno giù le “linee di indirizzo” che faranno da base per il progetto del nuovo Prg». I tempi non possono essere rapidissimi, perché si tratta di una variante generale: dunque dovrà avere un progetto preliminare e uno definitivo, passare il vaglio della Regione (quello precedente ci mise tre anni) e confrontarsi con mille osservazioni dei privati. Ovviamente la maggioranza auspica di poter chiudere tutto entro la fine del proprio mandato.
Nel corso dei mesi, la Commissione ha invitato a “riunioni consultive” anche i rappresentanti delle categorie economiche e produttive, gli Ordini professionali competenti e perfino le Associazioni ambientaliste: si terrà conto delle loro idee? Rossi: «L’indirizzo politico di questo Piano regolatore verrà fuori da “tutta la città”. Mi preme dire che fino a oggi tutte le note scritte dalla Commissione sono state approvate da tutti i componenti». Le minoranze sono state invitate a presentare una documentazione con le proprie richieste e relazioni, ma solo il gruppo di Centrosinistra “Mondovì in Movimento” lo ha fatto.
E intanto è stato aperto il bando per gli studi tecnici che vogliono accaparrarsi la progettazione. Rossi: «Solo un modo per accelerare le tempistiche, in attesa che la Commissione si chiuda e il Consiglio comunale deliberi». Infatti nel bando non c’è nulla sui “contenuti”: «L’indirizzo – specifica l’assessore – sarà quello dettato dal Consiglio».
La speranza di Viglione: l’unanimità
C’è un’altra voce che è trapelata in questi giorni: il sindaco Viglione spera di raggiungere un documento condiviso da portare in Consiglio con l’unanimità o quasi. Non è una questione tecnica, ma politica: le linee guida del Piano regolatore saranno, ormai si è capito, le più generali possibili. Senza scendere in esempi specifici (esempio: cosa ne sarà dell’Altipiano-bis?), ma su massimi sistemi. Basterà?
«La Commissione doveva dare degli indirizzi di massima – dichiara Mario Bovetti, “Mondovì al Centro” – proprio allo scopo di trovare un indirizzo comune. Almeno su un punto, quello sul consumo del suolo, non si è mai avuta discordanza di intenti. Ma non basta: si deve pensare anche a recuperare quanto è stato lasciato vuoto. Questo è stato l’errore di tutte le Amministrazioni fino a oggi: la miopia di non capire che non basta pensare a costruire, ma si deve trovare una destinazione a ciò che viene dismesso. Se questo concetto sarà ripreso nel futuro Piano regolatore, il mio voto sarà favorevole».
“Mondovì in Movimento” è al momento l’unica forza politica ad aver formalizzato le proprie idee in un documento-relazione, consegnato nelle mani dell’assessore: «Un approfondimento ampio – spiega Stefano Tarolli – in cui fornivamo elementi sia di tipo architettonico che giuridico. In quel documento abbiamo inserito spunti, riflessioni, idee e osservazioni. Non è stato semplice e siamo felici di aver avuto modo di consegnarlo. Pertanto… è indubbio che su alcune idee generali vi sia stata condivisione, ma il nostro comportamento dipenderà dall’incidenza che avrà il nostro documento su quanto alla fine ci verrà messo davanti dalla Giunta».
Mentre dal “Movimento 5 Stelle” arriva una stoccata sul metodo, più che sul merito: «Il lavoro della Commissione è stato lungo – commenta Federico Costamagna – ma… sempre e solo su temi generali. Nei fatti, non è mai stato specificato nulla, né sono state formalizzate decisioni: non si è mai parlato di quanta cubatura ridurre, di mobilità cittadina, di recupero del centro storico. Ci sono professionisti che hanno consegnato relazioni dettagliate: se ne terrà conto? Non ci è mai stato detto se sì, e in che termini. Avremmo preferito un percorso diverso, più aperto alla cittadinanza».