Spumante del Monregalese e dell’Alta Langa: si può fare
Si può fare. Ci credono tutti: produttori vinicoli, agricoltori, cantine sociali e amministratori locali. Le Langhe monregalesi e l’alta Langa possono diventare terra di spumante di alta qualità. Il disco verde al progetto coordinato e sostenuto dal Calso è venuto dalla riunione organizzata mercoledì sera nella sede della Bottega del Vino a Dogliani. All’ultimo momento è mancato l’assessore regionale all’agricoltura Giorgio Ferrero, bloccato a Torino dalla discussione sul bilancio di assestamento, ma ha mandato i suoi esperti. E anche loro hanno detto sì. «Questa Doc può diventare un’importante occasione per il ritorno della viticoltura nei territori dell’Alta Langa, in particolare nelle aree che in passato erano coltivate a vigneto e poi sono state abbandonate – spiega Marco Botto, presidente del Calso –. C’è l’aspettativa che il Consorzio che già oggi produce lo spumante "Alta Langa" consenta ampliamenti della superficie vitata nei territori dei Comuni della zona monregalese, insieme a tutti i territori della vera alta Langa". Ormai sono passati 12 anni da quando è stato pubblicato il disciplinare della Docg ed è auspicabile che si arrivi ad una revisione. Dall’incontro di Dogliani è uscito un clima di "fiduciosa attesa" per le prossime decisioni del Consorzio produttori e della stessa Regione, anche da un punto di vista dei finanziamenti per le iniziative che serviranno a dare concretezza al progetto.
Guardano con interesse allo spumante delle Langhe anche le Cooperative che vedono nell’idea un’occasione per i propri soci per differenziare le produzioni tradizionali. E già sono spuntate le prime ipotesi di accordi tra produttori e agricoltori dell’alta Langa per impiantare vigneti a un’altitudine superiore ai 400 metri. «Al di là degli aspetti tecnici – insiste Botto – quel che conta a questo punto è fare squadra: tutti insieme potremo davvero trasformare l’idea in un’opportunità di sviluppo che rilanci quest’area della provincia di Cuneo. Sfruttando anche la chance dell’Unesco: promuovere sui mercati uno spumante coltivato e prodotto in un’area riconosciuta come patrimonio dell’umanità sarà senza dubbio più facile». Insomma, la prima pietra è stata messa. Ora però il Calso intende procedere a tappe forzate verso l’attuazione del progetto. Così l’incontro si è chiuso con la promessa tra tutti di rivedersi presto, convinti tutti che sì, si può fare.