Addio al “signor Nutella”: nacque a Dogliani, studiò a Piazza

Una figura inedita d’imprenditore, che con il suo riserbo e la sua concretezza, sempre sul pezzo fino alla fine, ad 89 anni, ha lasciato un’impronta indelebile. Facendo della sua impresa nata nel 1946 la quarta azienda a livello mondiale, con un fatturato di 8,4 miliardi, con 34 mila addetti e 20 stabilimenti, nonché con una presenza di mercato in 53 Paesi. Michele Ferrero, il capitano d’industria che nel mondo ha fatto amare a più non posso la “Nutella”, si è spento sabato scorso a Montecarlo ove risiedeva da tempo ma da dove continuava a raggiungere Alba per seguire da vicino le lavorazioni dei vari prodotti dolciari ormai famosi e diffusi ad ogni latitudine. Era nato il 26 aprile 1925 a Dogliani. Aveva studiato a Mondovì Piazza, negli anni della guerra, terminando l’Istituto “Baruffi” in quel fatidico anno scolastico ’44-’45, che poi è stato simpaticamente rievocato, con grande commozione, nel 2001, salutando la riedizione del giornale studentesco “La bibita” allestito grazie a mezzi di fortuna proprio in quei mesi prima della maturità, con la guerra che incalzava (e poi andato quasi perso fino in… Argentina). La riedizione fu portata avanti con determinazione dall’ing. Emilio Cioni, che, con il supporto di tanti amici e di alcune realtà monregalesi (compreso il nostro giornale), organizzò una rimpatriata degli ex-alunni, il 24 marzo 2001, proprio al “Baruffi” di Mondovì. In quella occasione si ritrovarono in una trentina dei 56 che componevano le classi di Ragionieri e Geometri nel ’44-’45. Non potè partecipare Michele Ferrero, ma si fece sentire con un augurio.
Michele Ferrero era figlio di papà Pietro e di mamma Piera Cillario (sorella del can. Eugenio Cillario, economo del Collegio Vescovile per lunghi decenni). La produzione dolciaria ebbe inizio con la Ferrero SpA nel ’46 ad Alba, con il coinvolgimento di papà Pietro, della moglie Piera, del figlio Michele e dello zio Giovanni. Nel giro di poco più di dieci anni, però, moriva il papà Pietro, quindi, nel ’57, lo zio Giovanni. Toccò così a Michele Ferrero, trentaduenne, prendere in mano le redini dell’azienda e farsene carico in tutto e per tutto. Molto schivo, con rarissimi contatti con i media, Michele Ferrero non ha mai fatto mistero della sua convinta fede religiosa, in particolare della sua costante devozione a Maria. Ad Ugo Zatterin su “La Stampa” nel ’96, rivelò: “Il segreto del mio successo è la Madonna di Lourdes. Senza di Lei, noi possiamo poco”. E, domenica, parlando con ex-dipendenti Ferrero, ora in pensione, a Mombarcaro, la conferma della presenza di una bella statua della Vergine venerata ai piedi dei Pirenei, collocata in vista nello stabilimento di Alba. “Una grande persona – ci hanno detto gli ex-dipendenti, intenzionati a partecipare al funerale ad Alba -: attento alle persone ed alle cose, meticoloso, capace di vedere lontano ma anche di preoccuparsi di ciascuno. Un esempio: per la Langa minore e più distante ha voluto fossero organizzati pullman appositi per il trasporto dei dipendenti fino in fabbrica ad Alba, per il lavoro”. Un talento eccezionale, nel campo dolciario. Inventore dei Mon Cherì nel 1956, della Nutella nel 1964, del Kinder Cioccolato nel 1968, dei Tic Tac nel 1969, dei Kinder Sorpresa nel 1974, dei Ferrero Rocher nel 1982… Ma un imprenditore che… accudiva tutto, che c’era sempre, che non perdeva il contatto con i problemi anche minimi. E ancora quattro anni fa, quando nel 2011 morì improvvisamente il figlio primogenito Pietro, fu lui il papà Michele a infondere forza e coraggio a tuti per continuare.