Mondovì e Cuneo, gli ospedali lavoreranno assieme

Non chiamatela “succursale”, perché non stiamo parlando di Ospedali di serie A e di serie B. Ma ormai sta diventando chiaro quale può (o deve) essere il futuro dell’Ospedale di Mondovì: un polo sanitario in sinergia con Cuneo. È lì che il Comune se lo immagina, è lì che probabilmente la Regione lo farà andare, ed è lì che si trova il ruolo che lo salverà da ogni rischio di declassamento. Non è ancora ufficiale, ovviamente: ma lo diventerà, con ogni probabilità, il 30 aprile quando arriveranno i nuovi direttori delle Asl. È emerso quasi chiaramente durante il convegno sulla sanità, organizzato dal PD di Mondovì sabato scorso, a cui hanno partecipato i due massimi vertici regionali della sanità: l’assessore Antonio Saitta e il direttore Fulvio Moirano. I quali, tra una parola e l’altra… lo hanno praticamente già anticipato.
Il 30 aprile arrivano le nomine
Perché il 30 aprile è una data significativa? Perché finisce il mandato triennale di Gianni Bonelli, attuale direttore dell’Asl CN1. E Saitta ha detto una cosa chiarissima: «Ai nuovi direttori – ha spiegato a Mondovì – non verranno solo assegnati obiettivi di budget, ma obiettivi aziendali sulla rete ospedaliera fissati dalla politica». Insomma, linee-guida: la direzione in cui si deve andare, come ci si va ed entro quando. Ecco perché è una data-cardine: perché è quel giorno che si capirà cosa “succederà” agli Ospedali.
Ospedale di Mondovì: il presente…
Per capire come mai il futuro del “Regina Montis Regalis” a Mondovì sarà probabilmente legato al “Santa Croce” di Cuneo, bisogna prima di tutto buttare gli occhi sul presente. Le parole chiave sono due: “crescita” e “asterisco”. La crescita è quella dei numeri: Mondovì è un Ospedale (forse l’unico in Piemonte) che sta salendo in attività. Crescono i ricoveri (da circa 7.500 ricoveri nel 2012 a oltre 8.100 nel 2014), i reparti (Chirurgia più 27%), il punto nascite (oltre 600 parti nel 2014), i passaggi al DEA. Cresce l’attrattiva verso chi abita fuori zona, e chi abita qua… torna a farsi curare qua. Però… questi numeri, sulla carta, non bastano. Non bastano perché i parametri fissati dal decreto Balduzzi sono più alti. Lo spiega molto bene Moirano, che torna a parlare di quell’asterisco sul Piano sanitario regionale. Mondovì è stato classificato “DEA di livello 1” ma “con la condizionale”: «Per il DEA di 1 livello serve un territorio di 150 mila abitanti, Mondovì più Ceva fanno 90 mila. Non bastano nemmeno i passaggi al Pronto soccorso». Insomma: se l’asterisco fosse una malattia… Mondovì può uscirne benissimo, ma non da solo. Ecco: qua parliamo del futuro.
… e il futuro: sinergie con Cuneo
«Basta campanilismi»: la risposta sta tutta qua. Lo hanno detto praticamente tutti i presenti al convegno: Moirano, Saitta, il parlamentare Taricco, ma anche il sindaco Viglione. Taricco: «Ci sono tante cose qui che potrebbero trovare sinergie con una rete maggiormente strutturata». Saitta è ancora più esplicito: «Si è diffusa una cultura sanitaria molto legata ai localismi, che ha generato un contesto frammentario. I campanilismi non vanno bene, non si può difendere tutto: serve che la Regione torni a un ruolo di governance. E quando nomineremo i prossimi direttori, ad aprile, daremo loro obiettivi politici sul futuro della rete ospedaliera. Obiettivi di quadrante». E Mondovì? «È un Ospedale dalle grandi potenzialità – dice –. Ora gli Ospedali devono smettere di guardare solo al proprio territorio. Hanno bisogno di bacino più ampio. Il nodo da sciogliere sarà come farli entrare in rete con l’Ospedale “cardine”». E qua, di Ospedale cardine ce n’è uno solo: il “Santa Croce”. Succursale di Cuneo? No, sicuramente no. Ma partner di lavoro, ormai, è chiaro.