La Fornero a Villanova: la contestazione e l’intervento

Arriva e spiazza tutti. Fuori dalla sala conferenze c'è un gruppo di contestatori, giovani e pensionati che le urlano "vergogna!". Elsa Fornero non fa una piega, e per mezz'ora spiega tutta la sua versione. La parola più pesante che usa è "gaglioffo": ovviamente all'indirizzo di Matteo Salvini, leader della Lega Nord che da mesi bersaglia l'ex ministro e la sua riforma. Alla fine, c'è perfino chi le fa i complimenti.
Era l'ospite di punta di sabato 11 aprile al convegno politico di Villanova, i "Dialoghi Eula 2015". E anche qua, si comporta diversamente dai politici. Marco Castelnuovo de La Stampa la invita al tavolo dei relatori e lei: «Ma no, preferisco stare lì in mezzo ai sindaci». E così l'ex ministro del Lavoro che di mestiere ora fa di nuovo la prof, abbandona la cattedra e parla in mezzo alle sedie.
«Sono stata un capro espiatorio – dice –. Ora è facile criticare la riforma delle pensioni: avevamo 15 giorni per fare una riforma, eravamo al baratro. Il risultato è che eravamo sull'orlo del baratro, ed eravamo soli. Voi non avete idea di cosa voglia dire. E oggi tutti ci danno addosso, perché non abbiamo alcun partito di riferimento. L'Italia è un paese dalle mille incrostazioni, strutture consolidate fatte di persone che si capisce guardandosi negli occhi... e poi in mezzo c'è il ministro. Quando scrissi il mio documento, lo scrissi io parola per parola. Poi fu l'ora di trasformarlo in legge: lo rilessi, e non lo riconoscevo più. Dissi: ma non possiamo farne una sintesi? Mi guardarono come se fossi un marziano».
Una cosa le va riconosciuta: non si è nascosta e non ha rifiutato nessuna domanda. Parla delle pensioni, degli esodati, della battuta sui "choosy", della figlia assunta all'Università. Un fiume in piena? No, anzi: toni da docente, addirittura da maestrina. Una delle espressioni che usa più spesso è "vi spiego". Anche con i contestatori, che ovviamente l'attaccano per la riforma che ha gettato migliaia di neo-esodati in strada: «Dovevate risolvere i problemi della disoccupazione – le dicono - e avete fatto un disastro». Risponde: «La riforma si poteva fare meglio? Certo, ora è facile dirlo: ma la verità è che per vent'anni hanno fatto riforme basate sul gradualismo, a partire dalla manovra Amato. E poi hanno chiamato noi tecnici a risolvere una situazione disastrosa. Non eravamo lì per fare riforme popolari, eravamo lì per fare quelle impopolari». E la patrimoniale mai fatta? «Sapete benissimo che in Italia sarebbe impossibile rintracciare i capitali. L'imposta sulla casa era l'unica patrimoniale possibile»,
E poi, c'è Salvini: «Ogni giorno vengo attaccata dai leghisti di quel gaglioffo – dice, senza sbottare –, gli stessi che all'epoca mi davano le pacche sulle spalle e mi dicevamo: che brava che è, ministro, sta lavorando proprio bene. Vorrei vedere lui a governare... anzi no, scusate: spero non ci arrivi mai». Uno dei contestatori le chiede: «Ma allora perché ora non va a correggere i suoi errori? Perché non va da Renzi e si mette al lavoro per una riforma migliore?». «Non dò consigli al PD – risponde lei–, a una sinistra per 20 anni ha pensato solo e sempre a Berlusconi. Renzi? Ha tanto slancio, vediamo se saprà fare meglio di noi». Ma poi sulla situazione attuale, commenta: «Non vedo miglioramenti. Non sarà facile attrarre risorse per tutto quello che serve. Oggi per fortuna non esiste più solo l'antiberlusconismo, ma forse nessuno si ricorda che è stato governo tecnico l'inizio di questo cambiamento».