Intervista a Renga: «Ecco cosa ho in serbo per Mondovisioni»

Sarà la star di Mondovisioni, nome di punta della serata di sabato 13 giugno all'evento "Aspettando Collisioni a Mondovì". Uno dei re del pop in Italia, il cantante dalla voce d'oro si racconta a L'Unione in vista del suo concerto in città.
Ciao Francesco, ti diamo fin da ora il benvenuto a Mondovì. Avrai il compito di inaugurare il palco di Mondovisioni, un evento tutto nuovo. Cosa ti aspetti da Mondovì e da questo festival? Hai in serbo qualche chicca per il nostro pubblico?
«Sono stato qualche giorno fa in Piemonte per l’incontro con Ernesto Assante e ho trovato un pubblico fantastico… quindi non vedo l’ora di tornare per il concerto. Ci saranno le mie canzoni e sarò accompagnato dai miei musicisti, una band fantastica. Vedrete, sarà una bella serata!»
Collisioni è da sempre un marchio associato non solo alla musica, ma a un contesto culturale più ampio e marcato. Come si concilia il pop con l’idea di un evento culturale, troppo spesso dipinti come elementi che non sono capaci di parlare l’uno all’altro?
«Credo che anche la musica pop sia cultura, e sono felice che ci sia un festival organizzato in questo modo, con vari elementi che dialogano tra loro».
Nella due-giorni di Mondovisioni si esibiranno sui palchi minori anche una serie di giovani band e artisti locali agli esordi. Quale consiglio dai a chi oggi si butta sulla scena musicale? Su quali elementi devono puntare?
«Consiglio di crederci, la spinta principale viene da se stessi, dalla voglia di mettersi in gioco, di studiare».
Oggi tu hai quasi 20 anni di carriera solista (sono 20 anni esatti da “2020 speedball”): cos’è rimasto del Renga che si è lasciato alle spalle la scena rock italiana, all’epoca in piena espansione?
«Sono rimasti ricordi bellissimi, l’esperienza di quel periodo sicuramente è stata preziosa per quello che sono oggi».
Hai anche un ruolo nei panni di giurato in “Amici”: da artista di ormai di lunga data, secondo te oggi quanto pesano i talent nella scena pop rispetto agli anni ’90? Sono un’opportunità o chiudono più porte di quante ne aprano? E tu, se fossi nei panni di un esordiente, li sceglieresti?
«In questi anni è cambiato tutto. I “talent” oggi sono una realtà e un’opportunità, poi, come dicevo prima, arrivare o meno al successo dipende anche da se stessi. Quando ho iniziato, la scena musicale era completamente diversa, oggi i talent fanno scouting e per questo li sceglierei. Ad “Amici” poi c’è un team davvero fantastico, sicuramente una buona palestra!»