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martedì 18 Marzo 2025     Accedi

Un pezzo di Mondovì nella nuova Alfa “Giulia”

Valentina Basso, al Centro Stile Fiat in FCA

Marco Volpe

Alcuni potrebbero dire “è solo un’automobile”, ma la nuova Alfa Romeo “Giulia” (presentata in questi giorni) si porta dietro un carico di attese e speranze non da poco. A 105 anni dalla nascita della casa del “biscione”, c’è l’orgoglio per il rilancio di un marchio storico dell’industria italiana, la passione di tanti “alfisti” e, soprattutto, la speranza delle famiglie degli operai di Cassino (dove FCA produrrà la nuova vettura). Dietro tutto questo c’è il lavoro di tanti e c’è pure una piccola (significativa) fetta che parla monregalese. Valentina Basso, 31 anni di Mondovì, una laurea al Politecnico e “trapiantata” da qualche anno nel Torinese, lavora al Centro Stile Fiat, e il successo della nuova “Giulia” è anche suo.

Di cosa ti occupi e come sei arrivata a fare questo lavoro?

«Mi occupo di “Color&Trim”, cioè di tutto quello che riguarda colori e materiali all’interno dell’auto. I designer disegnano gli esterni e gli interni, e noi pensiamo ad “abbigliarli”: le verniciature della carrozzeria e dei cerchi, l’aspetto e il tatto delle superfici degli interni, i tessuti, le pelli utilizzate sui sedili e negli ambienti, i materiali (carbonio, legni…) degli inserti. Ho iniziato a fare questo lavoro seguendo il percorso più classico che esista: qualche mese dopo la laurea (era il 2010) ho iniziato uno stage e l’anno seguente sono stata assunta».

Quanto avete lavorato alla “Giulia”? Siete partiti da un “foglio bianco”?

«Si parlava della “Giulia” da tanto tempo, in Alfa Romeo, ma è soltanto da un paio di anni che il progetto ha incominciato a diventare realtà. L’automobile è un oggetto davvero complesso, e ha bisogno prima di tutto di una solida e adeguata base tecnica per prendere una forma. Ma quella è solo la fase iniziale: poi bisogna adattare le idee alla struttura, alle tecnologie, alle esigenze ergonomiche, economiche e di marketing. A dire il vero, è un continuo braccio di ferro. Ma è anche questo il bello: plasmare la propria idea iniziale e portarla passo passo, con la collaborazione di tutti, a diventare una cosa reale».

Il rilancio dell’Alfa è stato un momento fondamentale per FCA. Avete sentito la pressione di un ruolo così importante?

«Eccome! Le aspettative per questa vettura sono altissime e credo che un po’ tutti siamo stati vittime della tanto temuta “ansia da prestazione”. Per fortuna l’abbiamo combattuta con una dose massiccia di entusiasmo».

Quali sono i punti di forza del vostro lavoro? Il design made in Italy è tanto apprezzato nel mondo, perché?

«Credo che il vero punto di forza del nostro lavoro… siamo noi. Siamo un gruppo eterogeneo ed è proprio dall’intrecciarsi delle peculiarità di ognuno che scaturisce la forza di tutti. Io credo che la forza del design italiano stia nella raffinatezza delle soluzioni, nella qualità dei materiali e nella cura dei dettagli».

Qual è il prossimo progetto in cantiere?

«Segreto, ovviamente! Marchionne ha mostrato, durante il lancio della “Giulia”, il piano industriale di rilancio dell’Alfa, e noi stiamo lavorando alacremente per realizzarlo. La prossima vettura ormai è quasi “fatta” e le altre sono a differenti livelli di maturazione, come è giusto che sia».

Hai avuto modo di conoscere Marchionne, John o Lapo Elkann? Che impressione hai avuto?

«Non ho mai incontrato Elkann, e ho incrociato per la prima volta Marchionne ad una delle giornate di presentazione della “Giulia”, a cui ho avuto il piacere di partecipare. Per fortuna sono solo i responsabili dei vari settori che presentano i progetti al CEO, se no sai che stress? Lapo Elkann è passato dal Centro Stile un paio di volte in questi anni, e non ha mai negato un “Ciao, come stai” e una stretta di mano a chiunque incontrasse. È indubbiamente una persona entusiasta e curiosa, e i numerosissimi progetti che lo vedono coinvolto ne sono una testimonianza».


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