Sanofi: entro fine 2015 mobilità e pensionamenti per venti lavoratori

«Sanofi, consapevole dell’impatto che la crisi produttiva dello stabilimento può avere sulle persone e sul territorio, ribadisce la propria volontà di arrivare a una soluzione che possa garantirne il futuro industriale e i livelli occupazionali». Pochi giorni dopo la presa di posizione dei lavoratori del sito chimico farmaceutico garessino (160 in tutto) che, sabato 3 ottobre erano a Vicoforte per consegnare al ministro Lorenzin un documento con cui chiedere alle istituzioni di mantenere alta l’attenzione sulle vicende dello stabilimento, la multinazionale proprietaria risponde ribadendo il proprio impegno. Dal 2014 Sanofi Garessio si confronta con una drastica riduzione della domanda e una perdita di competitività sui cosiddetti prodotti “intermedi”, cioè quelli che non hanno ancora le caratteristiche del principio attivo farmaceutico e che, quindi, vanno sottoposti a ulteriori fasi di lavorazione. Per lenire il più possibile l’impatto sociale della crisi, «l’azienda sta continuando il percorso già condiviso con le parti sociali, le comunità e le istituzioni locali ed espresso anche nella sede del Ministero dello Sviluppo economico nel febbraio 2015». A tal proposito: «Sono stati valutati i requisiti pensionistici e la procedura di mobilità volontaria per chi maturerà il diritto alla pensione entro il 2017 e per chi, pur non maturando i requisiti pensionistici durante il periodo di mobilità, li possa raggiungere entro ulteriori due anni. Parallelamente, si stanno esplorando tutte le possibili opportunità professionali, in Italia o all’estero, per favorire alcuni ricollocamenti professionali su base volontaria». Complessivamente, per il 2015, verranno coinvolti circa 20 lavoratori. Per quattordici di questi, nel mese di luglio, è stato siglato il ricorso alla mobilità volontaria. Intanto resta in piedi l’ipotesi della vendita dello stabilimento: «L’attenzione si sta concentrando su due aziende, possibili acquirenti. Sanofi assicurerà l’impegno per ridurre al minimo l’impatto sociale e valuterà il piano industriale delle aziende nell’ottica di garantire la capacità industriale del sito anche come committente di una parte significativa della produzione». Al momento i tempi per la negoziazione dell’accordo non sono ancora definiti.