Internet veloce 190 milioni per il Piemonte

Ci sono paesi dove per aprire una casella email e leggere la posta elettronica ci vogliono minuti interi. Dove un’azienda si trova a fare i conti con la “comunicazione veloce” solo di nome, perché nei fatti veloce non lo è mai. E nella società di oggi, dove il web è diventato uno dei principali veicoli commerciali al pari di qualunque altra via di comunicazione, sono problemi grossi. Oggi arriva un accordo che promette per il Piemonte l’enorme somma di 193 milioni di euro per colmare, speriamo definitivamente, cosiddetto “digital divide”. È il primo tassello piazzato da Enrico Costa, nella sua nuova veste di ministro per gli Affari regionali.
«La rete coprirà ben 7.300 Comuni su tutto il territorio nazionale – dichiara Costa – e consentirà finalmente di arrestare questa grande anomalia. In Piemonte vi sono aree remote, soprattutto montane, come quelle dove sorgono tanti piccoli Comuni, che finora sono stati penalizzati e condannati all’isolamento digitale. Con questo l’accordo verranno destinati al Piemonte 193 milioni di euro di risorse statali (Fondo sviluppo e coesione), a cui si sommano le risorse regionali che ammontano a 90 milioni. Tutti destinati a interventi nelle cosiddette “aree bianche” o “a fallimento di mercato”, zone in cui la mancanza di investimenti è determinata, a causa del limitato numero di abitanti, dalla scarsa remunerabilità».
La rete c’è:ma è spenta
Il problema (con cui lo stesso Costa si era già interfacciato alcuni mesi fa) è che in queste zone si è verificato un piccolo paradosso: la rete c’è, ma non è mai stata attivata. Infatti in Piemonte sono stati spesi oltre 7 milioni di euro per posare la fibra ottica, che però è rimasta inattiva per oltre l’80% della sua estensione perché nessun operatore trovava conveniente investirvi. Il caso della Granda è emblematico: qui sono stati investiti quasi due milioni e mezzo di euro (2 milioni e 487 mila, per la precisione) per posare 128 chilometri di cavo e installare 16 centrali… e sono tutte spente. Nessuna compagnia telefonica ha voluto attivarla, perché gli utenti sono troppo pochi. «Gli operatori non hanno dimostrato alcun interesse a investire denaro – commenta Costa – senza un ritorno in termini economici. L’Accordo appena siglato interviene proprio a favore delle aree dove gli investimenti non sono remunerativi e pone le condizioni per
superare questa ingiustizia sociale, rispettando il criterio del fabbisogno reale delle singole realtà territoriali. Esso rappresenta uno straordinario esempio di collaborazione istituzionale tra Stato e Regioni e costituisce un passaggio fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale europea. Si tratta di un atto di programmazione di questo Governo, di un passo decisivo. Mi fa piacere che rappresenti uno dei primissimi atti che ho affrontato come ministro».