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lunedì 10 Febbraio 2025     Accedi

Non vibra solo la terra sotto i piedi, può vibrare altrimenti la vita

uesta estate che sta un po’ finendo si porta appresso un’angosciosa scia di morti, feriti, distruzioni, disperazioni… dalle forti impressioni per tutti. Se però vogliamo essere davvero consapevoli e non banalmente distratti, guardandoci attorno, non possiamo non andare a ripescare dentro l’animo una bussola

Marco Volpe

Siamo alle prese con il cosiddetto rientro, dopo le ferie (se sono state possibili), o comunque siamo nei giorni in cui tutto riprende il suo ritmo quasi normale. Manca solo la riapertura delle Scuole, che si attiveranno fra poco meno di un paio di settimane. E siamo anche choccati non poco dalle immagini dalle macerie provocate dal sisma in Centro Italia. Questa estate che sta un po’ finendo si porta appresso un’angosciosa scia di morti, feriti, distruzioni, disperazioni… dalle forti impressioni per tutti. Se però vogliamo essere davvero consapevoli e non banalmente distratti, guardandoci attorno, non possiamo non andare a ripescare dentro l’animo una bussola che consenta di stare in piedi dentro gli eventi comunque da attraversare. Un’intuizione da soppesare è stata rilanciata sabato scorso su “Avvenire” in un intrigante articolo di Simone Pagliaga che è andato a rivisitare pagine interessanti del filosofo e sociologo tedesco Harmut Rosa, in cui parla della necessità di far leva su “assi di risonanza aperti, vibranti ed allettanti, che conferiscono suoni e colori al mondo e permettono al Sé di guadagnare in sensibilità, emozioni e movimenti”. Insomma indicazioni per la qualità della vita, nei grigiori e nei tormenti di oggi. Pillole di saggezza. Beh, lo sappiamo, in tanti ci hanno provato a rilanciarne, nella storia, nel tempo, a varie latitudini. Poi tocca a ciascuno provarci, sperimentare, verificare… se tutto quanto si suggerisce poi funziona o meno. Il filosofo tedesco Harmut Rosa ce l’ha con l’accelerazione, la velocità, la concorrenza, la competitività, la corsa, lo stress… del tempo presente segnato dal business in cui dibattersi e dalle derive tecnologiche che tutti contagiano. Se ne uscirebbe svuotati. Ed in questo è difficile dargli torto. Pur se bisognerà tenerne conto. Non si vive infatti in un… altro mondo. Ma in questo che ci stiamo confezionando o che stiamo subendo, e che spesso non piace proprio e che talora fa male. Per Harmut Rosa ci sono dimensioni altre, da frequentare, che sono alla portata: la famiglia, la natura, la cultura, l’amicizia, la fede… Anzi per queste frequentazioni il filosofo indica la modalità della “risonanza”, cioè del farsi intercettare e coinvolgere. E lo spiega in termini anche fascinosi: “La risonanza è ‘il legame vibrane’ e quindi vitale tra noi e il mondo. La proviamo quando abbiamo la sensazione che ‘la vita giri per il verso giusto’, quando amiamo, quando abbiamo un rapporto di fiducia con gli altri esseri umani e sentiamo nostri gli spazi che abitiamo. Si vibra con il mondo allorché sentiamo di influire su di esso. E questo accade quando non lo attraversiamo di corsa, ma coltiviamo quegli assi di risonanza: amore e famiglia, natura e religione, cultura ed amicizia” (così ne scrive Simone Paliaga su ‘Avvenire’). Per questa operazione di preziosa umanità, occorre mettere in campo una manciata di attitudini, per avere il tempo di provarci, nell’ascolto dell’altro, degli altri, degli eventi; nella sensibilità che non finisce solo risucchiata dalle cose che travolgono; nell’apertura al nuovo ed anche un po’ al mistero della vita condivisa. Una citazione da Harmut Rosa vale la pena, sempre tratta dall’articolo citato: “Se si diffonde in ascensori e supermercati una musica di sottofondo, è per darci la sensazione che il mondo canti di nuovo, che non sia così freddo e silenzioso come pensiamo”. Insomma… la vita ha uno spessore che non si po’ trascurare, in ogni frangente, anche il più triste. E’ la complessità oppure la ricchezza dell’esistere. Certo, ci sono momenti, in cui quelle “risonanze” sembrano spezzarsi ed oscurarsi. Pensiamo a chi è stato segnato duramente dal terremoto in Centro Italia. Ma è anche su quelle “risonanze” che occorre provare a ripartire, insieme.


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