
Fossano l’ha fatto col Castello della città, Vinadio col Forte: un accordo col Demanio per entrare in possesso di un bene immobiliare. «Perché il Comune di Mondovì non ha fatto la stessa cosa, per esempio con l’ex caserma in Cittadella?». A chiederlo è il Movimento 5 Stelle, non per bocca del Consigliere Costamagna ma attraverso Giuliano Bessone, candidato sindaco alla prossima tornata amministrativa. È un po’ inedito che la campagna elettorale dei candidati entri già nel merito, ma tant’è: quello della Cittadella è un tema reale e ben noto a Mondovì. Il nostro settimanale se ne occupava non più di qualche settimana fa, con un’inchiesta (“Mondovì Piazza piena di vuoti”) che “metteva insieme” i contenitori abbandonati per focalizzarsi sulla domanda: cosa farne?
«All’avvicinarsi di ogni tornata elettorale questi edifici tornano ad essere tema di confronto, di dibattito – dichiara Bessone –. Ciclicamente viene proposto qualche fantasmagorico progetto di recupero, più o meno in pompa magna, alla presenza di sottosegretari e ministri autoctoni, più o meno importanti». Il candidato non fa riferimenti precisi, ma è impossibile non pensare proprio all’ex caserma “Galliano” e al sogno dell’Alberghiero di trasformarla in “Cittadella del gusto”. Il sentore che questo sia uno dei temi su cui nei programmi elettorali si spenderanno migliaia di parole, è fortissimo. «Resta il fatto – continua Bessone – che per il secondo anno consecutivo il Comune di Mondovì non ha presentato alcuna domanda all’Agenzia del Demanio per quanto riguarda il trasferimento di beni da valorizzare con progetti di recupero». Che è quanto hanno fatto, per esempio, Fossano col Castello degli Acaja e Vinadio col Forte: i Comuni possono richiedere il passaggio della proprietà presentando progetti di riuso. L’elenco del Demanio prevede, fra gli altri immobili, entrambe le ex caserme di Piazza.
Ci vorrebbero 25 milioni di euro
È certamente vero che le ex caserme di Piazza, la “Galliano” e la “Durando”, versano in condizioni molto diverse da quelle del Castello fossanese: qui, prima di qualunque ipotesi di riutilizzo, si dovrà pesantemente intervenire con un recupero strutturale.
«Ormai qualsiasi tema che chiama in causa il Comune viene usato pretestuosamente ai fini dell’imminente campagna elettorale – è la risposta del sindaco –. Questa Amministrazione ha provato a tracciare ipotesi per un riutilizzo dei contenitori vuoti di Piazza, tra cui anche quello della “Galliano”, che è di proprietà del Demanio. L’opportunità di una sua acquisizione non può prescindere dal fatto che qualsiasi progetto di un suo riutilizzo debba trovare il pieno appoggio degli enti di livello superiore, quanto meno la Regione ed i Ministeri competenti. Uno studio effettuato anni or sono dal Politecnico di Torino prevedeva già in allora una spesa stimata intorno ai 25 milioni di euro! Il Comune non può essere lasciato da solo: una volta individuato un progetto che garantisca risorse certe, si potrà avanzare la richiesta di trasferimento. Lo stesso decreto legge sul federalismo demaniale indica che al fine di una sua acquisizione deve sussistere un progetto di valorizzazione credibile e con certezza dei finanziamenti. Se il Movimento 5 Stelle di Mondovì, attraverso i suoi rappresentanti politici e non solo, ha in mano progetti di recupero con il requisito essenziale della disponibilità finanziaria e vuole dare un contributo in tal senso, siamo pronti ad ascoltare. Ma ad oggi nessuno di essi ha mai manifestato un interessamento».
A seguito della pubblicazione dell'articolo sul settimanale, è giunta una contro-replica del candidato
La risposta del candidato: «In un sol colpo di fatto il “Comune” ci dice che il ministro Costa, l’on. Taricco e l’europarlamentare Cirio, non sono stati in grado di risolvere il problema e di non fare nulla per Mondovì. In ultima analisi, compiacendoci della tardiva disponibilità del “Comune” nell’ ascoltare le proposte della inoranza, vogliamo ricordare che il M5S è all’opposizione sia a livello nazionale che locale, così come vogliamo ricordare il trattamento riservato in questi cinque anni dalla Maggioranza a qualsivoglia proposta del nostro gruppo consigliare, trattamento riassumibile in un semplice (ed a volte arrogante) “niet”».