Cavalcavia crollato: «La causa? Forse un difetto di costruzione»
Il crollo del cavalcavia di Fossano potrebbe essere stato causato da "vizi costruttivi dell'opera". Lo afferma l'ANAS, dopo i rilievi tecnici effettuati mercoledì dai tecnici. «Appare anomalo il cedimento improvviso e così repentino della campata, senza alcuna preventiva evidenza di problematiche strutturali, tenuto anche conto che l'opera è stata realizzata negli anni '90 e che al momento del cedimento non era interessata da carichi significativi».
UNO SCRICCHIOLIO, E POI IL BOATO - il racconto
Istituita dal presidente dell'Anas, Gianni Vittorio Armani, la commissione d'inchiesta è presieduta dal generale dei carabinieri Roberto Massi, direttore della Tutela Aziendale di Anas, ed è composta da due ingegneri strutturisti ed esperti di tecniche costruttive. Sulle cause del crollo, al momento, non viene esclusa nessuna ipotesi. Le analisi dovranno stabilire se il crollo sia dovuto ai progetti, all'esecuzione dei lavori, ai materiali utilizzati o alla manutenzione dell'infrastruttura.
Sull'incredibile crollo del cavalcavia di Fossano (per fortuna senza conseguenze gravi per alcuno) interviene anche l'Associazione Giovani Ingegneri di Cuneo.
«È crollato un altro ponte dopo averne visti andare a terra altri due solo nei pochi mesi precedenti: ma è una novità, o si possono contare molti altri casi? Qualunque sia la risposta che si vuole dare a questa domanda, adesso c'è la caccia al colpevole, l'ennesima, senza comprendere appieno che, in realtà, siamo tutti colpevoli. Siamo colpevoli quando da committenti costruiamo un'opera e cerchiamo di risparmiare il più possibile. Siamo colpevoli quando da costruttori suggeriamo al cliente una soluzione diversa da quella progettata. Siamo anche colpevoli quando, da progettisti, non ci facciamo sentire a sufficienza e non ci diamo autorevolezza pur di portare a compimento un lavoro per arrivare a fine mese. Ma soprattutto siamo colpevoli quanto ci dimentichiamo dell'urgenza di questi problemi appena spenti i riflettori e quando non creiamo una coscienza sociale: ci siamo dimenticati tutti quanti della nostra personale importanza in quanto tessera di un grande mosaico sociale in cui tutti abbiamo il nostro ruolo.
Bisogna fare formazione, informazione e cultura: noi, come A.G.I.C. - Associazione Giovani Ingegneri Cuneo, ci muoviamo su questo».
Tre cause possibili
«Tecnicamente le cause di un crollo simile potrebbero essere tre. Una causa potrebbe essere l'errata progettazione, ma dobbiamo sentirci di escluderla, come tecnici, perchè, essendo il ponte crollato per il solo peso proprio, questo determinerebbe che il ponte non sarebbe mai dovuto stare in piedi. Un'altra causa potrebbe essere la cattiva manutenzione, ma questa struttura ha 20-25 anni di vita: la vita di progetto di un'opera simile è più lunga e non comparabile con questo lasso di tempo, a meno che gli agenti atmosferici e i cloruri utilizzati per lo scioglimento di neve e ghiaccio sull'asfalto abbiano corroso i giunti, fino ad arrivare ai cavi di precompressione con cui il ponte è retto. La terza causa potrebbe essere un difetto di costruzione, non per forza determinato da speculazioni, che abbia esposto la struttura del ponte ad un degrado eccessivo ed accelerato il processo di degrado ed ammaloramento della struttura in modo anomalo. Come anomalo è stato il crollo. Il problema vero, però, è che non ci sono sistemi di monitoraggio su questo tipo di infrastrutture, qualcosa che potesse dare l'allarme nei giorni scorsi e salvare delle vite che, solo per miracolo, non sono state perse. Tutti abbiamo decine di sensori in auto o in casa, ma nemmeno l'ombra di un sistema di monitoraggio di questo tipo di infrastrutture che sono molto diffuse sul territorio e che sicuramente danno dei segnali premonitori prima di un crollo rovinoso come quello di Fossano. Serve ripensare concretamente l'approccio che la nostra società ha verso la progettazione, riconoscendo che la sicurezza parte da questa, determinando un maggior riconoscimento dell'autorevolezza dei tecnici progettisti e capire le reali responsabilità dei costruttori e dei committenti. Bisogna far crollare l'idea, in questo caso il crollo deve esserci veramente, che una volta finita l'opera questa rimarrà intatta per sempre come in origine, dimenticandoci anche della presenza, come dimostra la totale assenza di un censimento, di un elenco, di queste opere e strutture. E più che mai necessario un controllo, una manutenzione programmata ed eseguita di tutte le opere e di tutto il territorio allo scopo di tramandarlo in sicurezza alle generazioni future, amministrandolo con accortezza».