L’arte di “Colori e segni”: interessanti esperimenti espositivi a Mondovì

Una percezione diffusa, probabilmente non del tutto errata, associa Mondovì a un certo immobilismo, e l'ambito artistico non fa eccezione.
Tuttavia, non mancano - a saperli cogliere - spunti innovativi in città, anche sotto il profilo dell'arte. Idee magari non nuove in senso assoluto e universale, è chiaro, ma comunque interessanti, che potrebbero divenire uno spunto per ulteriori riprese e variazioni. Proprio in questi giorni, ad esempio, sono aperte in città due esposizioni differenti per tipologia e per organizzazione, che però forniscono due spunti interessanti e diversi di concepire l'attività espositiva.
Un primo esempio è la mostra organizzata, all'interno di GrandArte 2017, presso Santo Stefano a Mondovì Breo, "Colori e segni". Una riflessione sull'arte astratta informale che affianca, senza provocazione, con molta pacatezza visiva ma in modo parimenti incisivo, lavori di autori "locali" (nel senso di legati al territorio monregalese: ma non assolutamente, per alcuni, nel senso limitativo del termine, anzi) che operano nell'ambito dell'informale, e lavori di bambini in età prescolare, che presentano lavori analoghi a una prima occhiata, potenzialmente diversi, ovviamente, se si va a indagare a fondo (ma a volte la divergenza è davvero difficile da cogliere). Il bel testo del professor Lorenzo Mamino che accompagna l'esposizione fornisce alcune preziose linee-guida per cogliere omologie e distanze tra i lavori dei "patroni" (gli artisti con un solido percorso alle spalle) e i giovanissimi "neofiti". Una visione affascinante, e rinfrescante, che costringe lo spettatore a uno sguardo meno distratto sull'astratto informale, d'autore o meno.
Intrigante quindi questa panoramica dell'informale monregalese (in senso lato) che ci restituisce una scena meno asfittica di quanto ci viene a volte da pensare, per automatismo, con nomi come Corrado Ambrogio, Riccardo Cordero, Tanchi Michelotti, Francesco Franco, Piero Simondo, Bruno Capellino, a fianco di molteplici giovani, inconsapevoli "discepoli". Ma anche una modalità espositiva che potrebbe essere ripresa e variata, sulla scia di una attenzione a certo informale spontaneo che nasce dall'Art Brut in poi.
(in testa all'articolo, quadro informale di Corrado Ambrogio, uno degli autori coinvolti)