#LONGDRINKS Consoli, Gazzè, Silvestri: storia di amicizie, lavoro e comunità

Un'osteria romana, una di quelle della tradizione, e tre vecchi amici. Qualche chiacchiera, un boccone, i ricordi del passato, della strada fatta insieme. Saranno tutti e tre a Barolo, dopo qualche mese, per Collisioni. Un festival che conoscono molto bene. Nasce l'idea di fare qualcosa di speciale, per ricordare chi ha condiviso un pezzo di strada con loro e che, non molto tempo prima, è finito per camminare su un'altra strada. Gianluca Vaccaro, uno dei più preparati fonici italiani, un punto di riferimento per la scena musicale romana. Solo nel 2016 per Gianluca era stato organizzato il "Concertino senza impegno", un appuntamento di solidarietà che aveva riunito tanti artisti sullo stesso palco, trasformando un concerto in una festa per tutti, pubblico ma soprattutto, per i musicisti. Con lo stesso spirito Carmen, Daniele e Max hanno accettato la proposta di cimentarsi in un concerto a tre voci per Barolo. Arrivano a Barolo con un paio di giorni di anticipo sul live, e oltre alle prove hanno tempo di scambiarsi impressioni, idee musicali, esperienze enogastronomiche, visite a un paesaggio davvero unico. Il tempo non è stato molto, ma i semi di un'intesa speciale sono sicuramente stati gettati, lo confermano loro stessi in conferenza stampa.
È possibile che, evasi gli impegni dell'immediato, li ritroveremo ancora insieme, tra un annetto? Loro non lo escludono, Rockol, reduce da una chiacchierata con Marinella Venegoni de La Stampa, sembra confermarlo. Staremo a vedere. Intanto c'è una lunghissima notte di musica da affrontare insieme, una scommessa da vincere.
Veniamo ora al racconto dei live
APERTURA IN TRIO ACUSTICO
L'intesa tra i tre amici è palpabile, così come il senso del divertimento che traspare dalla performance. Per non parlare dell'abilità tecnica e dell'esperienza dei tre musicisti, che riescono a far rendere i brani scelti anche con una strumentazione minimale. Si parte con il matrimonio più famoso della musica italiana, quella Fiori d'arancio che è uno dei grandi classici della cantautrice catanese, si prosegue con L'amore pensato di Gazzè, Strade di Francia di Silvestri, Le cose in comune sempre di Silvestri, Ultimo Bacio, altro evergreen della Consoli, e la scoppiettante Sotto Casa, ancora di Max.
DANIELE SILVESTRI
Dei tre è in assoluto quello che più di tutti gestisce con consapevole maestria il rapporto peso potenza tra parola e suono. Non un testo di Silvestri è lasciato al caso, non una canzone propone un tema banale, anche quando il sorriso è più sornione nel racconto di una storia (come ne La Mia Casa, Salirò o L'Appello) ci siano sempre almeno quei tre o quattro sottostrati in cui andare a trovare delle verità universali a cui fare riferimento o per le quali valga la pena interrogarsi. La scelta della scaletta per il live di sabato è decisamente conservativa, rispetto a quella proposta venerdì, con qualche deroga in più al passato (Kunta Kinte e Aria): i brani in scaletta sono estratti tutti da tre album; fatta eccezione per La Paranza e Gino e L'Alfetta (da Il Latitante), il cantautore romano attinge a piene mani dagli ultimi due lavori (Scotch e Acrobati) e dal più vecchio Unò-Duè. I momenti più toccanti sono quelli che coincidono con il parlato fluido de L'Autostrada e il flow che manco un rapper riuscirebbe a snocciolare così bene di Quali Alibi.
CARMEN CONSOLI
La cantantessa catanese approccia il palco con i brani legati all’ultima fase della sua carriera, quelli della svolta cantautoriale e popolare di Eva contro Eva, Elettra e L’abitudine di Tornare, incentrandosi sulla figura della donna, descrivendone le sfaccettature, mostrandone abusi e sofferenze, ripescando elementi nel suo passato rock con Geisha e Venere, le sferzate più dure della sua esibizione.
Altro filo conduttore è la famiglia: Mandaci una cartolina e In bianco e nero omaggiano le sue figure genitoriali, con L’abitudine di tornare si raccontano le debolezze della vita coniugale; L’eccezione rappresenta il punto di confine delle due fasi della carriera di Carmen, uno dei testi che valorizza maggiormente la lingua italiana, impreziosito dalla presenza della sezione archi è un fine piacere per l’orecchio, nonché l’apice della sua sezione di concerto.
MAX GAZZÉ
Max Gazzé apre il suo set affrontando la platea da solo con il suo basso: la band lo raggiungerà mano a mano che il primo brano progredisce, ed è una vera sorpresa, per tutti. Si tratta di Sirio è Sparita, dal suo album d'esordio Contro un'Onda del Mare suonata con un arrangiamento particolarissimo, imperniato tutto sul suono del basso e su atmosfere soffuse e psichedeliche (come Raduni Ovali). Gazzé propone molti brani dal suo album più fortunato, la Favola di Adamo ed Eva, inserisce tutti i suoi singoli più famosi, come Il Solito Sesso, in una pregevolissima versione jazzata, Il Timido Ubriaco, in un ri-arrangiamento ispirato alla versione per grande orchestra di Alchemaya (ancora inedita), I Tuoi Maledettissimi Impegni e, naturalmente, alcuni brani da Maximilian.
https://www.youtube.com/watch?v=_xF6yv6VLoA&feature=youtu.be
Il set di Gazzè ha un sound che è una perfetta via di mezzo tra l'acustico etnico di Carmen Consoli e il rock latino di Daniele Silvestri. Gli arrangiamenti dei brani sono curati con il cesello, e spesso hanno qualche striatura jazzistica: c'è anche qualche breve spazio dedicato all'improvvisazione dei singoli, e anche Max non si lascia sfuggire l'opportunità di un breve ma spettacolare assolo di basso.
FINALE
Riuscitissima seppur breve la parte conclusiva del live con la delicata Parole di Burro, un'incalzante La Vita Com'è, una Cohiba da brividi e il brano finale, momento topico e fondante di tutta la sera, e ragione principale che ha portato i tre artisti ad esibirsi in questo spazio con questa modalità: la cover di Absolute Beginners (nonostante i volumi che vista l'ora erano già stati abbassati da un po') è stato un brano di una potenza immensa, rivelando (se mai ce ne fosse ancora bisogno) per di più la straordinaria creatività di David Bowie.
CONCLUSIONI
In ogni generazione nascono degli artisti capaci di rappresentare i propri coetanei e di accompagnare nel corso del tempo le attese, i sogni e le aspirazioni, o di raccontare gesta e imprese di quei ragazzi poco più giovani che ritrovano un senso di emulazione o di ispirazione. Gazzè, Silvestri, Carmen Consoli (insieme magari ad altri artisti come Samuele Bersani, Elisa o Niccolò Fabi) hanno incontrato i favori di quella generazione nata tra l'inizio degli anni '70 e la fine degli '80. una sensazione abbastanza nitida osservando anche l'età media del pubblico che ha partecipato al grande rito di massa che ha rappresentato il live dei tre artisti nelle prime due serate del Collisioni Festival di Barolo. Il sontuoso progetto di vedere sul palco un lungo live (quasi 5 ore) con i tre artisti sul palco, con spazi propri e momenti collettivi è stata una scommessa vinta sicuramente dal punto di vista tecnico; forse non del tutto dal punto di vista del pacchetto confezionato. Sicuramente molte le emozioni e i momenti di immedesimazione per un pubblico ampio e popolare all'interno di ciascuno dei 5 momenti del live, più complicata invece la risposta a questa maratona musicale, durata tanto alla luce di questo lungo e unico flusso sonoro che non ha dato alcuno spazio all'ascoltatore per rifiatare. Ottima la scelta della scaletta con Silvestri ad aprire i tre live e Gazzè a chiuderli, più stentata la prima serata in cui Silvestri che chiudeva ha avuto alcuni problemi tecnici. In fase centrale Carmen Consoli, quella che più degli altri ha cercato un set con numerosi momenti acustici, presenza di strumentazione classica e un minor groove (fatta eccezione di una Geisha da brividi). Pochi sono apparsi i brani costruiti coralmente (in tutto 9, tra la prima parte in trio acustico e l'ultima con le band)rispetto al blocco dei set dei singoli artisti, ma è pur vero che in un mese (in cui qualcuno di loro era anche in tourné) non si poteva pretendere più di tanto. Sicuramente sono stati piantati i semi per un'ipotetica collaborazione che, vedremo nei mesi a venire (come già anticipato in conferenza stampa), potrà dare i frutti di un album corale (e relativo tour) tra i tre.
Collisioni è ormai divenuto un festival dalle molteplici sfaccettature: non solo per la diversità di orari, artisti e palchi presenti, ma per la partecipazione del pubblico più disparato, che racchiude gli utenti mordi e fuggi, prevalente pubblico locale che seleziona accuratamente gli spettacoli a cui partecipare e il classico popolo da festival, gente che viene da zone più distanti e che approfitta dell’evento per passare un week end alternativo, dedicandone almeno un’intera giornata completa. Aggirato lo stereotipo che i live events siano monopolio di gruppi di giovani amici appassionati: si sono visti rappresentanti di ogni fascia d’età, famiglie e solitari avventurieri ansiosi di socializzare, indipendenti nel potersi muovere liberamente; una cavalcata lenta ma ordinata nei limiti del possibile dai parcheggi al paese, quasi una rievocazione della marcia degli elefanti nella savana al tramonto. E poi l’attesa interminabile del grande evento: massacrante per chi si è guadagnato i posti sotto il palco, ma col fascino degli strumenti ancora addormentati di fronte agli occhi, col gonfiarsi della piazza e i movimenti dietro il palco; e poi gli occhi distanti di chi è in fondo, lanciati oltre le orbite a superare tutti gli altri, ma in concreto sempre e comunque lontani, si dovranno accontentare dei maxi schermi, ma il loro spirito sarà col petto contro le transenne.
Il defluire è un frullato di sensazioni e commenti, un momento di stanchezza al limite del trascinamento, l’incedere è solo frutto dell’adrenalina del concerto, c’è chi si fionda verso la prima navetta utile senza neppure aspettare il bis degli artisti, chi si arrende alla prospettiva di un’interminabile attesa accompagnandosi con una birra mentre la notte ridiventa giorno e la propria macchina cessa di essere un miraggio; ci sono quelli che non si fermano davanti ai blocchi delle forze dell’ordine per il transito dei pullman, e proseguono imperterriti a piedi improvvisando percorsi nei nelle vigne e nei boschi, dimentichi dello sfinimento mossi solo da forza di volontà e forse da qualche grado di alcool ancora nel sangue. Tutti quanti si porteranno dietro qualcosa del festival: dallo scatto di uno smartphone a uno ricordo che si infilerà nel profondo, dall’emozione della musica al piacere della condivisione, questi sono i motori che spingono la gente a partecipare, nonostante i disagi, malgrado le spese e le difficoltà.