Il revisionismo storico dei Transformers: L’ultimo cavaliere

Senza troppo spoilerare è necessario fare un breve riassunto delle puntate precedenti. Prima fase con l’attore Shia Labeouf come riferimento: si scopre che da molto tempo una forma di vita aliena dal corpo metallico si nasconde sulla terra sfruttando la capacità di assemblarsi in ogni tipologia di veicolo utilizzato dall’uomo, essi sono i Trasformers: divisi in Autobot (buoni) e Decepticon (malvagi), le due fazioni entrano in lotta per il controllo della potentissima fonte di energia Allspark presente sul nostro pianeta, gli uomini si alleano con gli Autobot e si scopre che le missioni lunari Apollo furono solo una copertura dell’arrivo dei Trasformers nel sistema solare. Seconda fase, con l’attore Mark Wahlberg come riferimento; in realtà i “Creatori” dei Trasformers sono già stati sulla terra nella preistoria causando l’estinzione dei dinosauri, e a causa degli avvenimenti della “Battaglia di Chicago” (Transformers 3) sono ora considerati tutti ostili.
TRAMA
Dopo la Battaglia di Hong Kong “Transformers 4” tutti i governi con l’eccezione di Cuba dichiarano illegali i Transformers, costituendo una forza militare col compito di eliminarli; nel frattempoo Optimus Prime leader degli Autobot lascia la terra e scopre che il suo pianeta natale Cybertron è a pezzi, imbattendosi in Quintessa: dea meccanica sua creatrice, viene a sapere che la terra in realtà è Unicron, pianeta nemico del suo popolo. Manipolato dalla dea, Optimus si convince che per poter consentire la sopravvivenza di Cybertron deve ritornare sulla terra per recuperare il bastone consegnato nel medioevo dai Cavalieri Transformers di Aiacon al mago Merlino e in grado di sprigionare un immenso potere, esso è rimasto custodito finora da un’antica fratellanza nata per nascondere la storia segreta dei Transformers sulla terra.
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Ricostruire la storia dell’uomo utilizzando dei giganteschi giocattoli in grado di tramutarsi può apparire pura follia, ma si deve appunto ad un pizzico di follia se il cinema è diventato questa grande magia; basti pensare al treno che finisce contro gli spettatori nelle proiezioni dei Lumière o ai primi esploratori di Méliès lanciati sulla luna tramite un cannone, azzardi che hanno acceso la fantasia e “trasformato” un esperimento di foto e luci in un’industria dalla portata globale immensa. Bisogna dare merito alla saga portata avanti dal regista Michael Bay di non essere solamente una spacconata votata ad effetti speciali, esplosioni e spettacolari scene d’azioni, ricchissimo è infatti il panorama delle trovate narrative, che seppure non originalissime montate su un corpo di questo genere giungono ai limiti dell’assurdo; proprio questo è lo snodo cruciale, perché concepire i Transformers in un mondo reale è di per se già assurdo, una dimensione che bisogna accettare però, perché appunto il dare vita all’inconcepibile e materializzare visivamente ciò che non potrà mai esistere sono la magia e la prerogativa del cinema. Quello che ha proposto la serie infatti farebbe impallidire persino le teorie più azzardate di Voyager, una ristrutturazione completa e complottista della storia dell’uomo, una dimensione segretata che si intreccia con la realtà ma che è un universo a se in un universo reale, con una sua genealogia e una struttura cosmica, con infinite illimitate possibilità di sviluppo, paragonabile con le dovute proporzioni al mondo di Cartoonia di “Chi ha incastrato Roger Rabbit” o al mondo virtuale di “Tron”, osando di più fino ad arrivare ad una ricostruzione ancestrale e addirittura creazionista.
L’affascinante gioco di scoprire capitolo dopo capitolo quello che si nasconde nella storia dell’uomo e del pianeta arriva ora ad una genesi meccanica, che sfocia in un misticismo tecnologico di matrice antico testamentaria, rivoltando completamente all’opposto l’ordine biologico di essere vivente e macchina e i dogmi della fede; qui troviamo infatti la parabola mistica di Optimus Prime, il viaggio di Lucifero al contrario che risale al creatore come messaggero di pace ma incontrandolo si trasforma in angelo della distruzione, dove la dea creatrice di sembianze femminili, unica in una specie completamente maschile, viene contrapposta al padre “creatore” dell’uomo a sua immagine di estrazione biblica; la stessa idea di Unicron pianeta meccanico vera struttura della terra è un ribaltamento dell’ordine, dove l’ecosistema naturale è in realtà la parte artificiale e il metallo quella biologica. E poi tutto il discorso massonico complottista, custodito da un’ azzeccatissimo Anthony Hopkins, che gigioneggia in perfetto stile british tra luoghi del potere e sottomarini atomici con lo stesso pacato charme, accompagnato dal suo trasformers maggiordomo bipolare ed invadente dall’incorreggibile humor; molto anglosassone come cultura e riferimenti, in diversi tratti sembra di trovarsi in un film di James Bond, la stessa protagonista femminile è praticamente un bond girl dal fisico mozzafiato a dotata di un’intelligenza fuori dal comune. Tutto questo racchiuso in decine di estenuanti scene d’azione, arrivate ad un livello estremo di difficoltà e complessità, un enorme centrifuga in cui i diversi personaggi umani con le loro sottotrame vengono stritolati e abbandonati al loro destino, questa è forse la parte claudicante della trama che nonostante la lunghezza della pellicola non riesce a farci stare tutto dentro, un po’ come confezionare un panettone nella cartina di una caramella.