Rat-Man è uno di noi.
In questi giorni, è uscito in edicola l'ultimo episodio di Rat-Man, il numero conclusivo di una "run" di dieci storie con cui si chiudono le avventure del supereroe comico creato da Leo Ortolani, geologo (fortunatamente) prestato al fumetto e non più restituito. A suo modo, è la fine di un'era: Rat-Man è infatti molto più longevo di quanto si potrebbe pensare, dato che la sua prima apparizione data al 1989. Sarà poi pubblicato sulla fanzine "Made in Usa" (1990-1995) e quindi autoprodotto dallo stesso Ortolani, prima di essere scoperto dalla Marvel Italia che, dal 1997, lo inserì nella propria scuderia, decretandone il definitivo successo. Un connubio non casuale, quello tra Rat-Man e la "casa delle idee": infatti, centrale è in Rat-Man la parodia del supereroismo marvelliano (anche se inizialmente il nome e i primi comprimari rimandano, ovviamente, più al Batman della DC Comics). In particolare, è lo stile visivo di Jack Kirby, "the King" nel mondo del fumetto supereroico, ad essere ripreso col tempo da Ortolani, che riesce ad amalgamarlo con la sua singolare sintesi visiva.
Ortolani infatti raffigura i suoi personaggi come una sorta di scimmie antropomorfe (ben prima di Gabbani e le sue citazioni di Desmond Morris in "Occidentali's Karma", di recente spiegate anche qui da noi). Qualcosa ricorda la sintesi dei Simpson (1987) di Matt Groening, comunque diversa, specialmente quell'Homer Simpson che con Rat-Man condivide una irriducibile idiozia (i cartoni animati di Rat-Man però, pur tentati, non avranno invece successo). Rat-Man è ben più di un semplice fumetto parodistico: se da un lato un primo livello del suo successo può dipendere dall'inconfondibile umorismo demenziale di Ortolani, dall'altro le sue avventure si strutturano ben presto come una complessa continuity. In un fumetto italiano che non ha mai creato una tradizione supereroica (salvo tentativi brillanti e generosi, dall'Asso di Picche di Hugo Pratt a Ramarro di Giuseppe Palumbo), Rat-Man è al tempo stesso la parodia del supereroe e il nostro maggior fumetto supereroico di successo.
La sua intricata vicenda (più di un debito anche con "Watchmen", riletto in chiave comica) va oltre l'inevitabile ironia meta-fumettistica, e assumono a loro modo una paradossale dimensione epica. Come spiegherà a Rat-Man il suo mentore, ci sono solo due tipi di persone che continuano a combattere quando tutto è perduto: "L'idiota e il supereroe". E Rat-Man è tutte e due le cose, al massimo grado. Se nel fumetto supereroico classico le due grandi figure della letteratura del Novecento, l'Inetto e il Superuomo, divenivano l'una il doppio dell'altra (il timido Clark Kent e Superman, il dandy Bruce Wayne e Batman), in Rat-Man le due componenti sono compresenti: Rat-Man è un supereroe proprio perché è un idiota, ma questa sua inettitudine non cancella del tutto e sempre una sua grandezza.
La cosa è piuttosto evidente anche in quest'ultimo capitolo, godibile appieno da chi conosce a fondo la serie, ma apprezzabile anche in parte da un lettore più occasionale: Rat-Man giunge alla conclusione del suo scontro con l'Ombra, l'arcinemico immateriale e diabolico che minaccia il suo mondo. Lo scontro tra lo stupido, eroico topo e le forze delle tenebre presenta delle riflessioni non poi così banali sul rapporto tra bene e male, con qualche guizzo quasi teologico (Ortolani infatti, pur non rifiutando nelle sue opere la satira a sfondo religioso, è un autore di formazione cattolica, piuttosto raro in un mondo del fumetto "laico" tendenzialmente abbastanza anticlericale).
E questa è probabilmente, in fondo, la ragione del successo di Rat-Man, più che la comicità di primo livello, l'ironia metaletteraria o l'elemento avventuroso e supereroico declinato in chiave comica: sia pure esasperando in modo parossistico, Rat-Man è uno di noi, come tutte le grandi maschere della tradizione italiana - da quelle di Carlo Goldoni a quelle di Paolo Villaggio. Se la serie è finita, Leo Ortolani comunque continua la sua attività a fumetti, e non esclude di tornare - non più, naturalmente, in modo seriale - anche sul suo personaggio. Qui, sul suo blog, potete trovare alcuni dei suoi ultimi fumetti dedicati, ad esempio, al cinema (raccolti poi ne "Il buio in sala"). Ma anche se la saga di Rat-Man è sostanzialmente finita qui, credo che il personaggio sia destinato a restare.
Flette i muscoli, e noi siamo nel vuoto.