Un fumetto in biblioteca: Valerian e Laureline.
In questi giorni, è nelle sale il Valerian realizzato da Luc Besson, di cui ci parla Giovanni Rizzi
qui. Un’ottima occasione, per lo spettatore più curioso, di andarsi a riscoprire l’opera originale: “Valerian e Laureline” (1967) del disegnatore Jean-Claude Mézières e dello sceneggiatore Pierre Christin. Amici di infanzia, la loro collaborazione (iniziata nel 1966, ma cementata da questo fumetto l'anno seguente) crea uno dei più interessanti fumetti della fantascienza d'oltralpe. Christin lavorerà poi anche con un disegnatore del calibro di Enki Bilal, altro nome importante del fumetto fantascientifico francese, mentre Mézières collaborerà proprio con Luc Besson al film "Il quinto elemento", che già è debitore di molti aspetti a questo fumetto francese (oltre ai più evidenti debiti con Moebius).
"Valerian e Laurelin"– spesso erroneamente tradotto col solo Valerian, in barba a un certo “femminismo” paritario del fumetto stesso – nasce nel massimo splendore dell’età spaziale. Il volume che possiamo trovare in biblioteca a Mondovì racchiude solo due storie, tra cui però proprio quella relativa al film, più un’altra che funge da utile premessa nella blanda continuity del fumetto. L’ampia prefazione di Claudio Bertieri fornisce una ampia e didascalica cornice, sottolineando come Valerian nasce con l’età dello spazio aperta nel 1961 col primo astronauta, il sovietico Gagarin, seguito nel 1963 da Valentina Tereskova, prima donna spaziale, e dalla prima “passeggiata spaziale” nel 1965.
Valerian e Laurentine non sono semplici cosmonauti, ma anche crononauti, viaggiatori del tempo, e se l’elemento dell’avventura spaziale classica è presente, in queste due storie – collegate - prevalgono altri generi: nella prima, il post-apocalittico “alla Mad Max”, nella seconda, la fantascienza cosmica più sfrenata, che anticipa “Star Wars” e da cui proviene il recente film di Besson. Il volume italiano esce nel 1977, probabilmente proprio sulla scorta del successo delle Guerre Stellari, e George Lucas saccheggia molti elementi da questo “L’impero dei mille pianeti”: non solo il tema dell’impero galattico, del pianeta sabbioso porto di mare di mille buffe razze spaziali, ma anche dei Cavalieri mistici che gestiscono l’ordine cosmico in una vasta porzione di spazio, ispirati ai Templari (per paradosso, questo parallelo diverrà ancora più evidente nella seconda trilogia di Lucas, dove la fine dell’Ordine Jedi, la sua sopravvivenza e la sua “vendetta” rimandano ai momenti topici del mito templare stesso). Ma alcune corrispondenze sono proprio citazioni evidenti (se non quasi dei “furti”), come Valerian imprigionato in un parallelepipedo d’ambra in questa storia.
Insomma, un fumetto più importante di quanto si pensi nella storia del medium, in grado di influenzare anche molto immaginario cinematografico, riprendendo temi e spunti della fantascienza classica anni '20 e '30 e preparandone la rielaborazione ironica e citazionista moderna di Lucas, Besson e altri. Ma anche, innanzitutto, una lettura leggera e godibile, in grado di trascinarci nell'avventura interplanetaria col giusto grado di divertimento e ironia.