Imperatrici cibernetiche per un’ Italia tutta di ceramica
La figura della carta geografica dell’Italia ha sempre presenziato nelle aule di scuola con la sua inconfondibile linea, ora un’Italia interamente di ceramica capeggia nella mostra dell’olandese, ma londinese d’adozione Bouke De Vries, esposta nei locali del Museo della Ceramica. Conosciamo un po’ meglio l’artista. Nativo di Utrecht, risiede e lavora però a Londra dove si trova il suo laboratorio. Dopo gli studi di design, collabora con importanti case di moda e, terminata quest’esperienza, si dedica al ripristino e conservazione della ceramica antica. Di qui parte la sua attività artistica: recuperare e decostruire oggetti con l’intento di riportarli a nuova vita; questa antica pratica giapponese, conosciuta con il nome di Kintsugi, consiste nel riutilizzo di ceramiche rotte, con l’aiuto di oro e altri metalli preziosi per risaldare i frammenti assieme.
Ridare dignità agli oggetti, evidenziare la frattura come superamento del trauma, anche a livello umano, è questo che l’artista vuole illustrarci. Cominciando dalla giara, appartenente al periodo della dinastia Han, dell’antica Cina, in frantumi e ricomposta utilizzando appunto l’oro: la frattura non è più quindi da celare in quanto forma di imperfezione, ma da evidenziare per il valore aggiunto di un oggetto che ha alle spalle una propria vita. A centro sala spicca la figura dell’Imperatrice cyber: connubio tra Cina tradizionale e contemporanea, la statuina infatti è adornata da un abito funebre della dinastia Han, di colore verde, impreziosita dall’inserto di micro-chip e schede madri, in rappresentanza delle lavorazioni prodotte dalle fabbriche orientali oggi.
Come spiega l’artista nel filmato posto ad accogliere i visitatori ad inizio mostra, egli non sceglie degli oggetti precisi per le sue creazioni, ma cerca pezzi esteticamente belli, lasciando al tempo il compito di trovare il giusto utilizzo compositivo. Non solo recupero di ceramiche ma anche altre tipologie di oggetti: come animali impagliati, frutta in cera e riso per formare ciotole, lavori dall’alto contenuto simbolico e concettuale. A completare la mostra la due sagome di Cina e Italia, realizzate coi cocci di ceramica provenienti da località degli stessi paesi rappresentati. L’idea originale nasce dal desiderio di restituire alla sua terra, l’Olanda, quello che la terra stessa ha creato, ovvero i manufatti di Delft utilizzati per ricrearne la superficie, e questo discorso vale anche per le opere sono esposte a Mondovì. Per quello che riguarda l’Italia infatti, i frammenti utilizzati sono quelli delle ceramiche tradizionali monregalesi. Un’opera site specific: creata appositamente per questa mostra e voluta per omaggiare la città che per la prima volta lo ospita in Italia.
La frattura, come memoria. La ricomposizione, come dignità ed elaborazione di un trauma superato. La rinascita, dall’aggregazione dei cocci appartenenti al nostro stesso passato, assieme in un unico spirito nazionale, dove la diversità è un valore denso di significato.
LA MOSTRA RIMARRÀ APERTA FINO A DOMENICA 7 GENNAIO 2018
PRESSO IL MUSEO DELLA CERAMICA DI MONDOVÌ
CON ORARIO 15-18 VENERDÌ E SABATO , 10-18 DOMENICA