Un’indagine tra erotismo e ghost story, ecco la Napoli velata di Ozpetek
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TRAMA
Adriana, di professione medico legale, viene sedotta da Andrea più giovane di lei di diversi anni. Dopo una lunga notte di passione i due si ripromettono di rivedersi l’indomani, ma Andrea non si presenta all’appuntamento gettando Adriana nello sconforto. La mattina seguente Adriana si trova ad effettuare l’autopsia di un cadavere, si accorge che il corpo è quello di Andrea. I giorni seguenti sono molto duri per lei, coinvolta nelle indagini e sconvolta per la perdita, inizia a vedere il volto di Andrea dappertutto.
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Quello che ci vuole offrire Ozpetek è un affresco stereotipato e autoreferenziale del capoluogo campano, tipologia di personaggi e luoghi sono infatti quelli che si possono facilmente associare alla città partenopea. Troviamo quindi la medium palesemente falsa che però ci azzecca, la tombola, e il significato cabalistico dei numeri, il tutto in una Napoli aristocratica e benestante, lontana dai problemi comuni, razionale e disincantata, scettica ma attratta dal paranormale. Il regista di origine turca ma italiano d’adozione, si muove all’interno delle sue atmosfere, giocando con la componente di mistero che avvolge la città attraverso i suoi costumi, avvalendosi di una forte componente erotica e sfuggenti riferimenti ad altri precedenti lavori.
Il velo che copre il volto di Cristo, in una delle tante opere d’arte mostrate nel film, riconduce al titolo e alla sua funzione all’interno della pellicola, il termine velata può essere libero per differenti interpretazioni in base ai diversi piani di lettura della trama. Infatti l’indagine degli avvenimenti delittuosi presenti nella vicenda, porta ad una storia di traffico di opere d’arte che deve rimanere nascosto, appunto come coperto da un velo; lo stesso può rappresentare la velatura nello sguardo sofferente della protagonista, e nella sua stravolta capacità percettiva. Una donna che non riesce ad elaborare la perdita, e nonostante sia in possesso di un’intelligenza che la pone distante dalla superstizione, si lascia trascinare in essa, in una forma di composta disperazione.
Il velo invisibile che nasconde il fantasma di Andrea nella fantasia di Adriana, è lo stesso che lei utilizza per coprire e dimenticare il suo passato, eventi traumatici, celati forzatamente che divengono a un certo punto troppo ingombranti, impedendo alla protagonista una conduzione lucida della propria vita, trovando in Andrea una proiezione distorta di essa. Sarà necessario che qualcuno discosti un poco questo velo perché Adriana riesca a vedere nitidamente il proprio passato occultato, e in questo la sequenza delle scale ellittiche non può che evocare l’ipnosi e il lavoro della psicoanalisi, metodo che può permettergli di distaccarsi dai suoi fantasmi.