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lunedì 09 Dicembre 2024     Accedi

Winston Churchill: La luce nell’Ora più Buia

Gary Oldman è il volto del Primo Ministro della Gran Bretagna, in una delle pagine più tremende e decisive della storia.

Giovanni Rizzi

QUESTO ARTICOLO POTREBBE CONTENERE SPOILER

 TRAMA

Maggio 1940, la Gran Bretagna è nel mezzo di un momento complicatissimo: una grave crisi di governo causata dall’avanzata di Hitler in Europa costringe il Primo Ministro Chamberlain alle dimissioni. Il partito decide di affidare l’incarico a Winston Churchill, tra il malcontento e le riserve di gran parte della politica. Intanto la Francia sta per capitolare sotto gli attacchi dell’esercito nazista, che ha inoltre accerchiato le truppe inglesi, costrette a rifugiarsi nelle località di Dunkirk e Calais. Hitler ora minaccia direttamente l’isola britannica.

 https://www.youtube.com/watch?v=owOKnpsc_WI

Il senso del titolo e il sale della trama lo possiamo trovare metaforicamente sintetizzato subito nelle sequenze iniziali. Parlamento britannico: un esile colonna di luce cade al centro della scena, oppressa ed intrappolata dall’oscurità invadente di un ambiente vecchio, saturato ulteriormente dagli indumenti neri dei membri del parlamento, incombenti sul dimissionario Chamberlain. L’Inghilterra si appresta ad entrare nella sua ora più buia. Nella sequenza successiva ci troviamo nella residenza di Churchill, con il neo Primo Ministro appena destatosi dal sonno e ancora avvolto dalla completa oscurità.  Ma appena le tende si aprono l’ambiente si illumina, mostrandoci finalmente il volto di Churchill, legandolo così alla luce che appare nel momento più buio, divenendo lui quella luce in grado di trascinare fuori l’Inghilterra dalla sua ora più tremenda. Questo riferimento simbolico ci accompagnerà frequentemente lungo la durata del film, che focalizzerà l’attenzione sui fatti avvenuti tra il maggio e il giugno del 1940, uno dei periodi più terribili che ha vissuto l'Europa nella sua storia recente, sotto la minaccia Nazista giunta al suo apice.

Tutto ruota attorno alla figura di Winston Churchill e al suo gravoso e ambito incarico di Primo Ministro, senza però fossilizzarsi in un racconto biografico, e non volendo etichettarsi come opera bellica. Il conflitto infatti non è quasi mai mostrato, solo pochi lampi, ma di un intensità emotiva ugualmente sconvolgente, capaci di rendere l'orrore e la gravità dei fatti. Una guerra che passa dalle radio e dai dispacci, invisibile, che penetra come un incubo, capace di riempire l’aria, senza che possa essere sfogata o esorcizzata. Le informazioni riguardanti l’evolversi vengono insabbiate nei bunker e nei gabinetti degli alti funzionari, diramate e alterate da parte dei governanti e da Churchill stesso al popolo.

Come avvenuto nel recente “Dunkirk”  ci troviamo di nuovamente di fronte alle vicende dell'operazione Dynamo, l’evacuazione di massa di 300000 soldati inglesi, dal suolo francese. I due lavori sono completamente agli antipodi e assolutamente complementari, se col film di Nolan vediamo la battaglia sul campo, in tutti i suoi aspetti: aria, terra e mare. Non abbiamo riscontri sui retroscena, che ci vengono invece ampiamente proposti in quest’occasione, dove ci si muove nei luoghi di potere, illustrandoci le ragioni di scelte tanto dolorose quanto determinanti. Sappiamo dove ha portato la storia, ma ingombrante è l’interrogativo su quello che sarebbe potuto avvenire, l’importanza della posta in palio e il numero di vite in gioco aiutano a descrivere l’immensa portata delle scelte a cui è andato incontro Churchill. 

Il burbero Primo Ministro, raccontato brevemente nel suo quotidiano più svagato e divertito che va ad incocciare immediatamente con gli attriti della politica e della diplomazia. Costretto ad intrattenere grottesche relazioni con gli alleati, e circondato dai franchi tiratori nel partito che non gli perdonano gli errori del passato. Instaura un rapporto di stima forzata e disprezzo reciproco col Re, e viene accusato per i discorsi avventati e menzogneri  rivolti alla nazione. E’ proprio il distacco dal suo popolo la colpa maggiore che gli si imputa. Interessante in questo il ruolo della giovane dattilografa di Churchill presentataci ancor prima di lui, ne determina l’importanza e il punto di vista. Allegoricamente associabile alla stessa Gran Bretagna, vera protagonista della vicenda, la nazione che nel film non viene praticamente mai illustrata, che rimane nell’ombra dei suoi governanti, ed è presente nella vita di Churchill solo a livello istituzionale, mentre è assolutamente assente nel reale, egli stesso ammette di non essere mai salito su un bus o una metro. Viene enfatizzato così il marcato solco creatosi tra politica e popolo, ingannato e non informato in patria, manovrato come pedine e massacrato per logiche di guerra in territorio straniero. La figura della giovane fuoriesce dall'ingombrante ombra del politico, in soccorso e tramite fra le due parti, un personaggio che ascolta per professione, come il popolo ascolta ed obbedisce al governo,  senza che possa esprimere un’opinione. Solamente quando verrà interpellata, la Gran Bretagna avrà di nuovo voce, e la politica si ricorderà di essere al suo servizio, permettendo così a Churchill di divenire quella luce che decreterà la fine del buio.


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