Le grandi biografie meritano il cinema italiano: De Andrè – Principe libero
Chi ha avuto modo di vedere al cinema il film biografico su Fabrizio De Andrè nelle date delle proiezioni evento a gennaio, avrà potuto notare la diversità di qualità del prodotto una volta che questi è stato adattato per il formato televisivo, andato in onda sulle reti RAI. Non si vogliono imputare colpe a questa operazione, ma semplicemente utilizzarla come mezzo di raffronto per riscontrare le differenze qualitative di un prodotto, nato per raggiungere la sua massima espressione sensoriale all’interno del suo habitat naturale, la sala cinematografica. Ingabbiato dalle esigenze televisive una volta trasposto sul piccolo schermo, che prevede diverse regole, ed è improntato verso un diverso tipo d’intrattenimento, non riesce a raggiungere un livello di esperienza sensoriale pari a quella che il cinema può offrire, e che è la ragione per cui si prevede il costo di un biglietto.
Con De Andrè – Principe libero, finalmente il cinema italiano ci ha proposto la biografia di un grande personaggio, cosa che accade piuttosto raramente. Le produzioni sembrano piuttosto allergiche nel proporre le storie dei grandi personaggi, delegando il compito alle reti televisive con le fiction. Eppure il potenziale narrativo dei personaggi, e la vastità di interpreti del panorama storico italiano a disposizione sono enormi. Pare singolare che in pochi si siano lanciati in questo azzardo, si possono avere delle riserve sul possibile successo commerciale: anche se proprio l’ottimo riscontro delle fiction televisive dimostra il contrario, ma è indubbio che il risultato artistico possa essere eccellente. Partendo dal vantaggio che una biografia debba “solamente” impegnarsi ad adattare una storia esistente, modellandone di per se una già eccezionale, senza doverne costruire una da zero. Fattore che porterebbe ad una maggiore concentrazione verso la sperimentazione, consentendo alla parte artistica di sviluppare quelle idee e quelle varietà interpretative a cui molto spesso agognano.
Il cinema può dare quella libertà artistica che la televisione molto spesso non può garantire. Semplicemente perché si trovano su due pianeti differenti, le regole sono diverse, e i paletti posti altri. Le ragioni economiche diluiscono il prodotto sul piccolo schermo, che deve occupare il giusto spazio all’interno del palinsesto, costringendo a tempistiche differenti rispetto a quelle cinematografiche, che si giocano tutto nello spazio di una proiezione. Proprio per questo un prodotto cinematografico deve disporre dei mezzi migliori: se con un budget ridotto una fiction se la può cavare, un film verrebbe invece sommerso. La minore disponibilità di budget, e quindi una carenza a livello tecnico, sommata al fatto che il prodotto debba essere trasmesso a tutti, e quindi politicamente corretto, costringono gli autori di fiction a concentrarsi maggiormente su scelte più intimiste e relazionali, trascurando di conseguenza l’impianto storico narrativo che la vicenda può mostrare, privandola così anche di tutto il suo potenziale didattico.
Willem Dafoe - Pasolini
All’estero le cose sembrano funzionare diversamente: Hollywood è una macchina da soldi, e tutto quello che può essere prodotto viene gettato nella mischia, e in questo una discreta fetta della torta è rappresentata appunto dalle opere biografiche, capaci in molti casi di riscontrare un grande successo di critica e di pubblico. Personaggi storici, ma non solo. Divagando si riscontra la presenza di un’infinità di categorie, tra di esse quella sugli esponenti dello sport è molto gettonata, quest’ultima invece pressoché assente nel nostro cinema. Questo appare come fatto strano, considerando la nutrita schiera di appassionati e tifosi di sport presenti nel nostro paese, anche nelle schiere degli intellettuali. Il resto d’Europa, in proporzioni minori segue la linea americana, tra essi gli inglesi sembrano i più accaniti. Praticamente ogni personaggio storico britannico è stato omaggiato con una pellicola, e se questo non bastasse si possono raccontare la salita alle stelle della gente comune, scalate cenerentolesche al successo dal sapore working class. Da noi possiamo ricordare “Il giovane favoloso” e non c’è ne vogliano, dimenticare “Carnera”, e poco altro. Paradossale che all'estero riescano a capire le potenzialità dei nostri personaggi, il musical "Nine" con evidenti riferimenti alla vita di Fellini e "Pasolini" sono raccontati da registi stranieri e lanciati per il mercato internazionale, strano che da noi nessuno abbia voluto lanciarli in precedenza. E quindi ben venga De Andrè – Principe libero, che può anche essere un film con diversi difetti, e che non ha convinto tutti quanti, ma che ha il merito di aver tracciato una line guida e spalancato un portone, in cui le grandi storie possano entrare, ed essere raccontate al massimo del loro potenziale.