Sorrentino dentro Berlusconi: Loro 1
TRAMA
Sergio Morra, giovane e disonesto imprenditore pugliese, vuole dare nuovo impulso alla sua carriera. Per farlo si trasferisce a Roma nella speranza di incontrare Silvio Berlusconi ed entrare così nella cerchia di quelli che contano. Nell’impresa è spalleggiato dalla compagna Tamara: tossicodipendente e dai facili costumi, nonché amante dell’ambizioso ex ministro Santino Recchia, a sua volta deciso a soffiare la leadership del partito a Berlusconi. Tra festini di droga e Escort Sergio incontra Kira: bella, misteriosa, irraggiungibile e soprattutto molto vicina a Berlusconi, per lui diventano ora concrete le speranze di incontrarlo. Intanto l’ex premier apparentemente lontano da tutto si gode la sua villa in Sardegna, nella torrida estate del 2006.
https://www.youtube.com/watch?v=RUx5HKB6uc0
Nel panorama attuale del cinema italiano probabilmente solo Paolo Sorrentino poteva avere l’audacia, e la possibilità, di raccontare un personaggio tanto influente e controverso come Silvio Berlusconi. Affrontare un’opera biografica su un interprete lungamente al vertice del potere, e di notevole controllo politico (e inoltre tutt'ora in vita) porta a prevedibili rischi. Eppure Sorrentino ha le spalle molto larghe, forte dell’esperienza de “Il divo” che ricorda molto da vicino questa. Allora il personaggio scomodo e ambiguo era Giulio Andreotti, estremamente differente per carattere, e soprattutto seguito, da Berlusconi, ma accomunato a lui nell’essere protagonista della scena italiana. Proprio con “Il Divo” Sorrentino si è fatto conoscere al grande pubblico, perpetuando inoltre un sodalizio artistico con l’attore Toni Servillo, cominciato con “L’uomo in più” e abbandonato momentaneamente solo per “L’amico di famiglia” e le pellicole americane “Youth” e “This must be the place”. Quest’ultima trampolino di lancio per una notorietà internazionale che culminerà con l’oscar per “La grande bellezza”, come miglior film straniero.
“Loro” è un termine dal sapore decisamente massonico: è qui un modo di definire quell’élite, che con mezzi come ricatto, corruzione e prostituzione morale si muovevano all’interno della politica nel nostro paese. All’apice di una società basata solo sull' apparenza e l'ostentazione di lusso e potere, priva di ogni freno morale e autocompiaciuta dei propri vizi. Frequentata da individui che sguazzavano nell’illegalità con la sicurezza di restare impuniti, frutto di un modello perverso e consumista che passava soprattutto tramite i mezzi televisivi, per buona parte in possesso di Berlusconi. Chi è dentro questo sistema prova un naturale culto verso la sua personalità, che affascina vigorosamente anche chi cerca di entrarci, tra di essi ambiziosi e piccoli arrivisti come Sergio.
Questo primo capitolo (il secondo sarà nelle sale dal 10 maggio) è spaccato in due parti poste esattamente agli antipodi, serena e alleggerita la seconda con la narrazione della vacanza intima di Berlusconi, quanto devastante e provocatoria la prima sul suo mondo. Se si eccettua qualche slancio onirico, e alcuni momenti di comicità leggermente più ingenua, la prima metà ha quasi un impatto distruttivo verso lo spettatore. Non ci sono sconti riguardo scene di sesso esplicito e consumo di stupefacenti. Sorrentino dev’essersi ispirato a “The Wolf of Wall street” in questo, perché la pellicola li ripropone quasi in maniera ossessiva e disturbante, un abuso inoltrato anche a concetto raggiunto, che in diversi casi rischia di valicare il confine fra espressione artistica e pornografia. Una scelta indubbiamente voluta per spingere agli estremi la ripugnanza di questo modello di vita, e di chi ne è parte. Il film accusa proprio Loro più che lo stesso Berlusconi, limitato nel suo ruolo di marito e capo dell’opposizione, ma ugualmente brillante e diabolico, vicino all’ideale superomistico di D’Annunzio, autocollocatosi in un Eden lontanissimo da tutto ma al contempo al centro di quel putiferio edonistico da lui stesso creato; in cui saltuariamente ritorna, non solo per ragioni d’affari. Due mondi contrapposti, e con dei ruoli ben definiti, che si mischiano a piacimento del suo padrone.
La vicenda è inframezzata da numerosi intermezzi onirici e surreali, caratteristici nella cinematografia di Sorrentino, inseriti allo scopo di offrire svariati elementi simbolici, in questo caso però meno criptici e più accessibili rispetto ai lavori precedenti. Troviamo la pecora stecchita per congelamento, dopo aver fissato troppo a lungo un condizionatore, rappresentazione dell’inebetirsi collettivo davanti alla TV, con conseguente dipartita intellettiva. Oppure la spazzatura che volando in aria si tramuta in lustrini in un emblematico e riuscito gioco di dissolvenza a corrispondenza. Sorrentino a distanza di 10 anni paragona le figure di Andreotti e Berlusconi, cogliendole al centro della loro influenza politica e degli scandali, proponendoli entrambi al pubblico in una fase di relativo allontanamento dal centro del potere. Ambedue presenti nel fulcro decisionale dello Stato, e con svariati scheletri nell'armadio, vivono ugualmente con un invidiabile dose di serenità e distacco il loro ruolo. Contrariamente a quello che avviene nei loro establishment, caotici e arrivisti: più istituzionalizzato quello di Giulio, onnivoro ed eccentrico quello di Silvio. Differente l’approccio rispetto a “Il divo”, qui Berlusconi appare dopo una parte abbondante di film, ma è presente da sempre, quasi come entità spirituale al di sopra tutto quanto, rispetto alla tangibilità e concretezza di Andreotti, che doveva figurare da subito. In questo le due pellicole svolgono una funzione complementare, come suggeriscono i titoli: “Il Divo” al centro dell’attenzione di tutto quello che c’è attorno, ovvero “Loro”. Il film non ha l’incarico di sciogliere i nodi ma di gettare le basi per scenari possibili nel secondo volume, lasciandoci inoltre un grosso interrogativo: è Berlusconi ad aver dato vita al berlusconismo? O è la società già pronta per Berlusconi ad averlo creato? La seconda parte in uscita il 10 maggio forse ci consegnerà la risposta.