Loro 2 – Tutto si può comprare
ATTENZIONE- SONO PRESENTI ELEMENTI DI SPOILER
TRAMA
A seguito di un colloquio con l’amico Ennio Doris, Silvio Berlusconi decide di tornare ai vertici del potere politico, per farlo l’unica possibilità risiede nel comprare sei senatori della sinistra causando la caduta del governo. Così avviene, e Berlusconi ottiene l’incarico di premier a capo di una nuova legislatura. Ma se le cose in politica si mettono bene, discorso inverso vale per il suo privato. Sempre più annoiato e in preda alla solitudine vede prospettarsi il divorzio dalla moglie Veronica Lario, mentre l’Italia è sconvolta dal terribile terremoto in Abruzzo.
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Questo secondo capitolo si contraddistingue soprattutto dalle di numerose associazioni, presenti sia come collegamento con la prima parte dell’opera, che all’interno della trama, presenti allo scopo di fornire delle analogie tra i diversi strati della comunità, fino ad arrivare a metterli di fronte. Crocevia è ovviamente la figura cardine del film, Silvio Berlusconi. Presentato come una maschera ai limiti della teatralità, mostratoci soprattutto nella sua massima peculiarità di imprenditore, al di sopra del suo impero creato grazie alle sue capacità, che hanno trovato altresì terreno fertile nella dissolutezza di una società italiana ormai alla deriva, a cui Sorrentino fornirà ugualmente il giusto riscatto morale.
Il gioco di associazioni accomuna la casalinga a cui si vuole vendere l’appartamento un pochino più caro, al senatore utile a far cadere al governo, e perciò lautamente rimborsato. Tutti si possono comprare, e sulle fondamenta della domanda e dell’offerta Berlusconi ha modellato un mondo impregnato di vacuità ed eccessi. La prima parte ci ha fornito un quadro utile ad illustrare la sua decadenza morale, questo secondo segmento ci mostra la sua graduale disgregazione fisica, con l’allontanamento e il respingimento di gran parte degli elementi che ne erano parte attiva. Destinati a seguire la medesima sorte dell’insetto attratto dal forte bagliore di una lampada, che una volta raggiunta la fonte della luce, ne finisce inevitabilmente stecchito. Così uno dopo l’altro tutto l’establishment cade in disgrazia. Ma se l’impero crolla il suo sovrano rimane comunque in piedi.
Sorrentino sceglie di dilatare i tempi, utilizzando piani sequenza e carrelli al rallentatore, ma soprattutto allungando agli estremi i dialoghi, frequentemente espressi sotto forma di duetti dalla fine dialettica, con sempre al centro Berlusconi. Curioso riscontrare come si differenziano gli atteggiamenti degli interlocutori, gli uomini servili e ossequiosi ne assecondano gli intenti, mentre le donne corteggiate e strumentalizzate si riservano il compito di giudicarlo e sentenziarlo. Esse sono le uniche in grado di ferirlo realmente. Ed ecco che Berlusconi ridiventa un mascalzone e un vecchio, il marito infedele e l'imprenditore dal dubbio passato.
Anche se gli scandali vengono aggirati, i disturbatori congedati e un nuovo incarico di governo assegnato, nubi oscure si prospettano all’orizzonte, e un matrimonio tanto faticosamente tenuto in piedi fallisce, davanti agli occhi di un pubblico di domestici. In un mondo schiavo dell’intrattenimento anche il privato diviene spettacolo, e lo stesso discorso vale anche per la politica ormai rassomigliante ad una fiction TV. Due mondi diversi che troppo spesso si mischiano, portando di conseguenza pessime attricette a recitare un ruolo importante in entrambi i contesti. L’unica di aspiranti tali che non si concede a Berlusconi, ne diviene il sogno proibito di chi tutto possiede ma che mai si accontenta. Scontrandosi con quell’ultima esponente di emblematica innocenza e sincerità, la cui rivelazione evidenzia la parte più schifosa dei soggetti che popolano questo mondo, Berlusconi percepisce di essere sempre più solo e che gli italiani cominciano a prendere le distanze di questo modello di società.
L’intreccio di paragoni ci porta a scoprire come il venditore di appartamenti sfacciato e adulatore, indossi la stessa mimica del politico che si premura di assegnare gli alloggi ai terremotati d’Abruzzo. Capace di aggiungere comunque quel tocco in più di personale, che rende il "cliente" soddisfatto e affezionato. Ruffiano ma galante, Berlusconi è anche questo nel bene e nel male. Sorrentino non sceglie di assolverlo o di seppellirlo, ma ne sancisce un’uscita di scena dimessa, non c'è autocritica come fu per Andreotti ne “Il Divo” e nemmeno la minima volontà di rivelarsi completamente. Sono le parole delle sue “veline” a farlo per lui. E quei Loro che sono stati parte di quel mondo vacuo che gli è sempre girato attorno, si trasformano nei “Loro” vigili del fuoco che lavorano con impegno e precisione tra le macerie, e che rappresentano il lato migliore del nostro paese. Una contrapposizione tra le due facce opposte d’Italia, che Sorrentino ci offre con classe e una rara dose di tatto.