Planet Funk: la “Cerveza” apre nel segno del groove
Si incomincia ad orari più tardi, pienamente estivi, dopo la premiazione della “percorrendo le mura di Ceva”. Del resto la musica dei Planet Funk è adatta alla notte fonda, e l’apparato scenico, tra luci e video, necessita dell’atmosfera giusta per rendere alla massima potenza. Così la band incomincia a suonare intorno alle 22, con il suo sound martellante, vivido, dal giusto respiro. Il numero di bpm resta costante e regolare per gran parte del concerto, si impenna solo sul finale, con “Who Said” e con l’elettronica cover di “These Boots are made for walking” che chiude il concerto.
Pezzi che vedono una massiccia partecipazione del pubblico, con le voci. Per il resto si balla, sul sound genuinamente anni ’90 del gruppo. Oltre agli indispensabili batteria e basso, in assoluto il motore pulsante della band. La “pacca” di Luca Capasso è impressionante: è il batterista giusto al posto giusto, indispensabile a porre solide fondamenta per un concerto del genere: preciso e coordinato, ricco di groove, dotato di un suono pieno e incisivo, gusto minimale per i fill, scuola pochi colpi ma quelli giusti. È di quelli che sanno che nel toccare due pezzi per marcare uno stacco, un cambio, un passaggio, ci va la stessa bravura necessaria per toccarne 4 con un centinaio di colpi: la differenza si paga in termini di gusto, di precisione.
In fin dei conti di genere: se la drammaturgia del rock e del metal per lo più esige generosità e una certa dose di virtuosismo esibito, nel pop e in generale nella musica dance, meno si affollano le linee del brano e si disturbano le pulsazioni del ritmo, che devono restare ipnotiche e regolari, meglio è. Altrettanto “ nel ruolo” il bassista Andrea Cozzani, anche qui linee minimali e affiatamento ad orologio con la batteria. Completano l’organico un tastierista, Marco Baroni, un Dj, Alex Neri (anche tastierista) e il cantante, Alex Uhlmann. Tutto sorretto dal perno del “clic” indispensabile per coordinare timing del dj con la sezione ritmica e per dare la giusta precisione e l’affiatamento al sound. Una scelta che conferisce alla musica una precisione e una quadratura quasi perfetta, togliendo un pizzico di feeling alla performance per regalarlo al coinvolgimento danzereccio. Una scelta quasi obbligata nel genere. I musicisti si concedono una breve pausa a metà serata per lasciare una sezione interamente dedicata a dj.
Il concerto si conclude appunto, con il vecchio classico di Nancy Sinatra, reinciso nel 2011 per il film "La Criptonite nella borsa" di Ivan Cotroneo, riletto in una nuova veste elettronica e particolarmente veloce.