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Dagli anni ’80 a oggi: il fumetto sull’Unione nell’epoca degli anime.

Dopo lo sdoganamento definitivo avvenuto nel corso degli anni '70, la stampa cattolica e l'Unione in particolare tratta di fumetto in modo piuttosto laico, diminuendo però progressivamente l'importanza data al tema.

Lorenzo Barberis

Come abbiamo visto nelle puntate precedenti di questa disamina, nel corso degli anni '70 vi era stato un graduale sdoganamento del fumetto, visto prima con un certo sospetto dalle testate cattoliche, con la sola esclusione dei fumetti di area confessionale. Prodotti, come il Vittorioso e poi il Giornalino, indubbiamente ottimi, ma che non esaurivano certo il panorama fumettistico nazionale.

Nel corso degli anni '80 lo sdoganamento è pressoché completo, e prevalgono nettamente gli articoli, sull'Unione, che affrontano in positivo il fenomeno. Molto interessante è questo pezzo del 17/01/1980, "Il fumetto si addice alla Bibbia". Si analizza in toni positivi un fumetto confessionale, certo, ma con considerazioni piuttosto avanzate e molto significative per la maturità dell'analisi sviluppata.

"Non  molto  tempo  addietro  l’edi­trice  « Elle  Di  Ci »  ha  pubblicato« La  Bibbia  a  fumetti »,  una  «  tradu­zione »  in  immagini  del  testo  sacro destinata  a  quegli  accaniti  consu­matori  di  cartoons  che  sono  i  bam­bini,  ma  capace  di  accattivare  l'at­tenzione  degli  adulti. Ora  la  Jaca  Book,  un  editrice  ric­ca  di  audacia  e  di  genialità,  ha  lanciato  sul  mercato  « La  storia  dellachiesa  per  bambini »,  in  tutto  diecivolumi  illustrati  con  disegni  dallagrafia  moderna  e  fantasiosa Cosa  pensare  davanti  a  queste  iniziative?  Le  perplessità  forse  sono molte;  si  può  anche  pensare  ad  un appiattimento  o  ad  una  moda  di dubbio  gusto.

Personalmente   ci   piace   cogliere un’analogia   con   ciò   che   avveniva proprio   negli   anni   del   Medioevo, quando  i  muri  e  le  volte  di  catte­drali,  confraternite,  piccole  cappelle  di  campagna,  diventavano  gran­diosi  scenari  sui  quali  abili  man idipingevano  gli  episodi  salienti  della  storia  sacra  e  della  vita  delle  comunità  cristiane.  Tutto  ciò  fu  definito  « Biblia  pauperum »,  cioè  Bibbia  resa  accessibile  al  popolo  sem­plice,  incapace  di  accostarsi  al  testo sacro.

Quella  fu  per  secoli  una  valida via  di  catechesi;  oggi  in  una  civiltà dominata   dall’immagine   si   rende forse  necessario  ripercorrere   una strada   in   parte   simile.   Sottinteso, sempre, che  tutto  ciò  è  un  mezzo, non  una  meta."

Insomma, una piena accettazione del fumetto come medium, addirittura con un parallelo con la "arte sequenziale" degli affreschi delle chiese gotiche, che qui da non ebbero uno sviluppo particolarmente florido (spicca, su tutti, la magnifica San Fiorenzo di Bastia Mondovì, che è il più vasto ciclo dipinto del '400 piemontese).

Molto maturo anche un pezzo di Pietro Regis, del 31/1/1980. Racconta di come, nel 1969, si era stupito che i ragazzi coglievano, già nelle medie, il viaggio sulla Luna in una chiave piuttosto matura, senza miracolismi o visioni troppo fantasiose.
"Davanti al mio stupore l'inse­gnante di mio figlio mi fece una domanda che mi sembrò strana : lei, non legge i fumetti che oggi so­no il pane quotidiano dei ragazzi? Risposi che probabilmente ero col­pevole di non essere abbastanza ag­giornalo e, su questa battuta, ci salutammo senza commenti. Le na vi spaziali dei fumetti avevano spia­nato la via ai giovani sollecitando la loro fantasia più di quanto non avesse fatto Giulio Verne, a quelli della mia generazione, con il ro­manzo « Dalla terra alla luna ».

Gli anziani soffrono di tutto questo, ne sono sicuro, ed allora mi torna alla mente il pro­fessore di mio figlio c la sua do manda: lei legge i fumetti? Ecco, i giovani li leggono troppo, ma gli anziani troppo poco: voglio dire che solo cercando di capire a fondo il mondo balordo in cui viviamo e cercando di vivificarlo con la no­stra esperienza possiamo testimo­niare."

L'autore, che non è giovanissimo (ha un figlio alle medie nel 1969, qui siamo dieci anni dopo) assume un atteggiamento laico, apprezzando i fumetti e quasi spronando i suoi coetanei a leggere (anche) il fumetto, parte indispensabile della comprensione del mondo moderno. Di fatto, è l'atteggiamento che cerca di assumere Culture Club 51 verso la cultura pop odierna, in tutte le sue sfumature.

Il 04/03/1982, è Guido Galleano a riprendere l'immagine della "Bibbia a fumetti" descrivendo con passione e perizia proprio San Fiorenzo: il termine è ormai sdoganato e accettato.

In generale, la visione resta positiva, ma ancorata in gran prevalenza al fumetto come strumento educativo, come forse comprensibile data la natura della testata. Non solo più il fumetto cattolico, però: si parla ad esempio molto bene di "Juvenis" (10/03/1983), rivista con i grandi classici del fumetto franco-belga riscritti in latino (a partire, ovviamente, da Asterix, in cui in effetti il latino era lingua veicolare credibile tra romani e galli ormai romanizzati, eccetto un piccolo villaggio dell'Armorica...).

Tuttavia, se da un lato è positivo cogliere questa svolta, va anche detto che a ciò coincide un sostanziale disinteresse per il fumetto se non giovanile. Si dà sporadicamente conto di quanto viene realizzato da fumettisti locali, come Cinzia Ghigliano o il cuneese Danilo Paparelli; ma si ignorano fenomeni di grande rilievo - come ad esempio Dylan Dog, dal 1986, verso il quale un certo mondo più conservatore (non solo religioso) è molto critico in questi anni; similmente, non si riferisce della "invasione dei manga" degli anni '90, sulla scorta del successo dei cartoni animati giapponesi. Se si parla di fumetto, per paradosso, è in via indiretta, tramite i film tratti da fumetti celebri, come i vari episodi della saga cinematografica di Batman o l'adattamento di Dick Tracy.

L'apparizione di "Uroburo", giornale a fumetti locale su cui esordisce un giovanissimo Marco Corona, oggi affermato a livello nazionale, provoca al limite una presa di distanza molto signorile sul numero del 30/12/1993, chiarendo che i fumetti (effettivamente basati su situazioni forti e messaggi anche anticlericali) "non sono di nostro gusto"; ma poi nel 1995 e nel 1998 si riferisce in toni genericamente positivi dei nuovi numeri della testata.

Quindi, la fine della battaglia contro il fumetto corrisponde anche, in sostanza, alla fine di una disamina del fumetto, almeno sotto la prospettiva di uno sguardo d'insieme, per limitarsi - in fondo, correttamente - a trattarne per quanto concerne la scena locale. Fino, almeno, alla nascita di questo Culture Club 51 (dal 2009 in chiave musicale, e dal 2017 a tutto tondo), che si ripropone un maggior sguardo sulla cultura pop in tutte le sue sfumature.


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