Peccati di Gola: per l’ex assessore “rischia di spegnersi”
È stato assessore al commercio per dieci anni, alle manifestazioni per cinque. Guido Tealdi (oggi in Consiglio comunale in minoranza con la Lega) ha visto un po’ tutte le stagioni di “Peccati di Gola”: quelle lontane e mitiche, in Cittadella, quelle decisamente sotto tono confinate nel palatenda in piazza Della Repubblica (scelta dell’Amministrazione di cui faceva parte e, per loro stessa ammissione, non funzionale) e quella della rinascita in centro a Breo del 2016. Oggi dice la sua sull’evento che, secondo lui, «rischia di spegnersi». In che senso? «Mi auguro che ci possa essere un ripensamento e che si possa tornare già dal prossimo anno alle prerogative originarie – afferma –. Quest’anno ho avuto la sensazione che i banchi dei prodotti locali fossero pochini… c’era addirittura un banco per la vendita delle caramelle».
Tealdi spiega: «Non è mia intenzione schierarmi dalla parte di chi ha criticato o con chi sì espresso a favore. Non sto nemmeno a giudicare se la manifestazione abbia avuto successo o meno. Voglio però ricordare qual è lo spirito che a mio avviso dovrebbe ispirare questa manifestazione. Lo dico in sintesi, attraverso due aspetti. Primo: è un evento nato per essere una vetrina delle eccellenze del nostro territorio. Una mostra mercato dei prodotti agricoli, agroalimentari, zootecnici, enogastronomici incentrato sulla valorizzazione delle tipicità locali. Non possono mancare quindi gli agricoltori, gli artigiani, i produttori locali. Peccati di Gola nasce per agevolare il contatto diretto tra il produttore è il consumatore finale. Secondo: non è una sagra di paese, è un evento il cui obiettivo è quello di far conoscere la nostra città è tutto il territorio Monregalese attraverso le sue eccellenze. Ho avuto la sensazione che l'utenza “forestiera” quest'anno fosse minore, che la promozione e la pubblicità dell'evento sia stata sottotono, che di produttori locali del Monregalese ce ne fossero pochini. Ho anche trovato assurdo vedere affiancati nello stesso tendone l'area del tartufo e i produttori di mele. L'effetto è stato che il profumo del tartufo non si sentiva è che i produttori di mele locali si sono trovati confinati in spazi ristretti e chiusi. Ma l'aspetto che più di altri mi ha lasciato perplesso è stata la distribuzione della manifestazione. Pochi anni or sono, a seguito di un'intensa attività di confronto e di dialogo, si era giunti al nuovo format che aveva previsto una formula che potesse interagire con le vie e le piazze dei nostri centri storici e con gli espositori collocati lungo un percorso fortemente integrato con il contesto commerciale e turistico per meglio accompagnare il visitatore. La concentrazione invece a ridosso del mercato ha escluso diverse zone dei centri storici che sono rimaste ai margini e il turista avventore non era certo invogliato a visitare la città. Normale che le associazioni rappresentative del commercio oggi chiedano chiarimenti».