Cosa nasconde la classifica di Sanremo?
Ce la suoniamo e ce la cantiamo, si risponde direttamente alla domanda senza preamboli o particolari disquisizioni.
Se ieri sera sono stati praticamente due gli artisti che mi sono “bruciato” mentre venivano proiettati nella distribuzione della classifica, non si tratta di una botta di fortuna: c'è una scelta razionale e ragionata.
Assai facile e semplice, ma forse non ovvia.
1. Il voto rappresentato è quello di una giuria demoscopica.
Ergo, chi gode di maggiore riconoscibilità è l'artista che ha un “peso” maggiore da portarsi in dote. Nel primo gruppo infatti entrano tutti – o quasi – i vincitori di passate edizioni (Cristicchi, Renga, il Volo), il premio della giuria Silvestri, i vincitori delle classifiche “giovani” Irama e Ultimo, e quegli artisti vedi la Berté o Nek che godono e hanno sempre goduto di uno zoccolo duro di "aficionados".
2. In rosso tutti i rappresentanti delle nuove scene musicali (e delle etichette che li producono)
Molti non sono conosciuti che in ambienti di nicchia ed ecco che il voto difficilmente riuscirà ad essere rappresentativo della capacità dell'artista di “bucare” l'emozione della platea: due dei brani più convincenti vedono la firma di Achille Lauro e Ghemon, artisti anche noti, ma comunque attualmente non certo "main stream". Sarei curioso di scoprire l'età media di chi li conosce, quella del campione della giuria demoscopita, e chi a parte gli amanti di trap e di rap conoscono questi due artisti?
3. Nel mezzo scorre il fiume
Il colore dove è facile appiattirsi, il grigio. Ci passa un po' tutto e il contrario di tutto: Arisa che non viene mai premiata quando tira fuori il suo lato più verace, o i Boomdabash e Paola Turci che nel loro presentano due pezzi convincenti, così come una Patty Pravo in look “the Beast”, una impalpabile Tatangelo, oppure il Nigiotti che sembra cominciare bene, ma si arena sul porto livornese troppo presto, o ancora i Negrita che dopo 30 anni, stufi di questo palco lasciato in mano solo a giovani leve, hanno deciso di tornare per riprenderselo con una canzone che ricorda qualcosa di “Paradisi per Illusi” o giù di lì.
Conclusioni
Quanto conterà questo pezzo di classifica? Poco, ma non niente: un 30% è come si dice oggi “tanta roba”, e potrebbe essere essere un mattoncino per cominciare, ma come si dice nel calcio i punti sono decisivi tanto a fine campionato quanto all'inizio. Forse ci si dovrebbe chiedere e ragionare su cosa rappresenti e abbia, da sempre, rappresentato Sanremo: una vetrina per le vendite a favore principalmente delle case discografiche, con buona pace di canzoni, cantanti e nostra che ci ritroviamo a commentare quello che abbiamo apprezzato o quello che non ci è piaciuto.