“E’ tempo di morire”: addio Rutger Hauer, attore anche in un film girato nel Monregalese
L’attore olandese Rutger Hauer è scomparso, a 75 anni, il 19 luglio: il suo nome è legato anche il film “The Broken Key” di Luis Nero girato pure nel Monregalese a Saliceto e nella Riserva naturale delle Grotte di Bossea e Torino e nel resto del Piemonte anche a Torino, alla Sacra di San Michele, alla reggia di Veneria Reale e a Rosazza. Nella pellicola con Rutger Hauer girato pure nel Monregalese, presentata nel 2018 alla Mostra del Cinema di Venezia, sono presenti anche Christopher Lambert, Geraldine Chaplin, Franco Nero, e Kabir Bedi. A Saliceto due sono i luoghi “misteriosi” oggetto delle riprese del film: la “Grütta” ovvero “la Grotta” e la parrocchiale di San Lorenzo.
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“E’ tempo di morire”
Quando durante le riprese di Blade Runner è arrivato il momento di girare il monologo finale sotto la pioggia, nessuno tra i presenti sul set poteva immaginare, che stava per prendere forma quella che sarebbe diventata la sequenza più famosa della storia del cinema di fantascienza. Pochi istanti e Ridley Scott avrebbe dato lo stop alla cinepresa, e buona parte della troupe si sarebbe scoperta in lacrime per l’intensità di quello a cui ha appena assistito. “E’ tempo di morire”: così si conclude il monologo recitato da Rutger Hauer, un’affermazione che accomuna per la prima volta androidi e umani, nella medesima consapevolezza dell'inevitabile destino comune. L’attore olandese è forse quello che maggiormente appartiene al suo personaggio, impossibile scinderlo dal replicante Roy, eppure Hauer ha ricoperto ruoli importanti anche nel prosieguo della carriera, aiutato sicuramente dal grande successo della pellicola di Ridley Scott, ma anche dalla sua perseveranza, che lo ha portato dall’Europa a tentare l’avventura a Hollywood, come tanti altri colleghi prima di lui. Qualcuno se lo ricorderà anche per Furia cieca, sicuramente molti di più per Ladyhawke, e seppure lo si accosti più facilmente a pellicole d’azione non sono da dimenticare le incursioni nel cinema d’autore, Ermanno Olmi lo volle per La leggenda del Santo bevitore. Gli anni passano e il suo nome finisce sempre più indietro nelle agende dei produttori, la sua stella non brilla più come negli anni ’80: ma nonostante questo, la luce che ancora emana guida registi e sceneggiatori che si avventurano nella fantascienza, che continuano a richiederlo anche per piccoli ruoli che impreziosiscano i loro lavori, e che possano al contempo essere un omaggio alla sua figura. Un modo per volergli dimostrare, che alla fine, il suo ricordo non si è perso come lacrime nella pioggia.