Yesterday: Anche la musica ha la sua realtà distopica
- TRAMA
Cantautore per passione e disilluso nella possibilità di sfondare: Jack Malik si divide tra un lavoro part-time in un supermercato della provincia britannica, e qualche concertino tirato su dall’amica d’infanzia e manager Ellie. A cambiare le carte in tavola ci pensa un misterioso black out, che lascia al buio il mondo intero per alcuni istanti, sufficienti per cancellare dalla memoria collettiva alcune cose, tra cui l’intera esistenza dei Beatles. Proprio nei secondi del black out Jack viene investito, e durante il periodo di convalescenza capisce di essere l’unico a ricordarsi dell’esistenza della band. Decide così di sfruttare l’occasione appropriandosi delle loro canzoni.
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La narrazione distopica, secondo logica, è associata al mondo della fantascienza, tuttavia ci accorgiamo che il gioco delle supposizioni su cui si fonda diverte tutti, e che la creazione di scenari alternativi può essere applicata ad altri generi, come anche la commedia e il musical. Proprio da queste premesse nasce l’idea di “Yesterday”, che proprio musical non è, ma che come il titolo ci lascia intuire, alla musica fortemente si lega, e nel dettaglio ovviamente a quella dei Beatles. La band di Liverpool paradossalmente non esiste nella pellicola di Danny Boyle, che immagina un mondo priva di essa, e prova a descriverne una realtà che per l’appassionato di musica si avvicina all’inferno post apocalittico che la fantascienza ama raccontare. Un tipo di distopia che non illustra scenari catastrofici ma intacca l’immaginario collettivo, nostro e quello di Jack, l’unico all’interno della storia a viverla realmente.
Alieno sul suo stesso mondo, il protagonista decide di sfruttare la situazione a suo vantaggio. Non è una novità nel cinema il crearsi di questa situazione: dal Biff Tannen di “Ritorno al Futuro”, che tutti ricordano, divenuto miliardario grazie alla frode temporale delle scommesse sportive, ai meno noti personaggi di “Un tuffo nel passato”, risvegliatisi negli anni ’80, e decisi come Jack ad utilizzare le canzoni ancora “sconosciute”. Il film uscito nel 2010 ha un seguito, che ci illustra le conseguenze devastanti portate da quella scelta. Questo ci porta a comprendere come aspetti futili ma considerati consolidati e indispensabili nelle nostre vite, siano in realtà facilmente sostituibili con qualcos’altro. Boyle però, salva ugualmente da questo discorso l’aspetto artistico: tutti i derivati dei Beatles spariscono assieme a loro, preservando così il significato di “Fondamentale”, spesso utilizzato per descrivere chi ha rappresentato molto nella scena culturale.
Sotto attacco troviamo invece chi la cultura la vuole manipolare: il regista da sempre attento alla discografia, fin dai tempi di “Trainspotting” e “The Beach” contesta infatti le dinamiche dell’intrattenimento, colpevole di intrappolare l’artista in un meccanismo votato solo al profitto. Il villain è proprio una di loro, il che ci rimanda a uno dei tanti personaggi negativi di “The Millionaire”: il presentatore del telequiz che fa incarcerare il protagonista Jamal. Le due pellicole si toccano in diversi punti, con toni notevolmente diversi, ma che ugualmente parlano del desiderio di riscatto dei loro interpreti. Dietro a entrambi c’è una love story che strizza l'occhio alla favola: più classica per quel che riguarda The Millionaire, dove l’uomo salva l’amata, più moderna in Yesterday, e dal sapore adolescenziale. La relazione tra la coppia di interpreti è ancorata a un rapporto di amore/amicizia ancora da decifrare, che diviene traballante e bisognoso di una maturazione, soprattutto al cospetto di una situazione, che prospetta un futuro da sogno come rock star per lui, e una realtà da insegnante per lei. Sullo sfondo un'Inghilterra ammiccante verso il contemporaneo ma capace di slanci di un romanticismo antico; con momenti stucchevoli e irreali (come la pop star Ed Sheeran che bussa alla porta di casa di "uno qualunque") ma ugualmente divertenti e di presa. D’altronde c’è bisogno di un po’ di colore per equiparare un mondo orfano della bacchetta magica dei Beatles: dove il parco dello Strawberry Field è all’abbandono, ed Abbey Road e Penny Lane sono anonime strade prive di significato. Parte dell'universo Beatles risorge attraverso la memoria di Jack, e alla piccola magia conservata nelle loro canzoni. Capaci, riportate in vita, di rendere dolce anche la distopia illustrata da Boyle.