Stephen King, il Dottore dell’horror
L’arrivo di Doctor Sleep nei cinema continua la storia di successo degli adattamenti filmici tratti da Stephen King. Il caso più recente è quello di It. Ma in questo caso si va a toccare un punto nevralgico del rapporto tra letteratura e cinema kinghiano. Infatti, Doctor Sleep è il seguito di Shining, divenuto arcinoto per essere stato adattato da Kubrick. Il romanzo originale di Stephen King, del 1977, costituisce il punto di svolta per la carriera dell’autore.
Tutto iniziò con Carrie (1974), sull’uso dei poteri paranormali, film di De Palma nel 1976. Si proseguì con Salem’s Lot (1975), sul modello del Dracula di Bram Stoker. Grandi successi, ma fino allora Stephen King si poneva come semplice erede della tradizione horror.
Gli orrori dello Shining.
In entrambi i casi egli aveva dimostrato di saper incarnare il mito orrorifico – moderno, gli esper, e classico, il vampiro – nella sonnolenta provincia americana. Le sue Mondovì di oltreoceano diventavano specchio di una provincia globale di ipermercati e villette a schiera. Consumismo e segrete malvagità contrapposte venivano fatti esplodere dall’arrivo del mostro. Ma in Shining si opera un raffinamento della trama, con la rinuncia a un gotico vistoso, e mantenendo solo la sfumata “luccicanza” posseduta da alcuni personaggi. Un intraducibile shining che li conduce a un pericoloso paso doble con l’inconscio collettivo e individuale. C’è anche una sottile continuità con Carrie: dopo i poteri esp eccezionali, Stephen King indaga quelli sfumati. Ma, soprattutto, King si avvicina e attualizza la grande lezione di Edgar Allan Poe. Gli psicotici gradualmente declinanti sul versante della follia (Il gatto nero, ad esempio). I suoi ambienti dotati di una perversa volontà distruttiva (Casa Usher).
In Dottor Sleep (2013), Stephen King crea un sequel alla storia, recuperando il personaggio del ragazzo protagonista, cresciuto ma braccato dai suoi demoni. Il tema dell’Overlook Hotel però torna solo sullo sfondo. I personaggi diventano un pretesto per una nuova avventura, certo, basata sul concetto di shining. Ma, in fondo, è una storia autonoma dalla precedente. Al limite, è legata alla rielaborazione kinghiana del mito vampirico, da lui evoluta nel tempo in vampirismo psichico. Dopo Shining, Stephen King si avvicinerà ancor più alla letteratura “alta”, fuori dal “genere”, dal Gioco di Gerald in poi. Ma il meglio, forse, il maestro continua a darlo quando si muove a metà tra i due territori, realismo e fantastico. Dottor Kong saccheggia con naturalezza il meglio di entrambi. Sfruttando quel dono sottile che solo lui – e pochi altri – possiede. Potremmo anche definirlo shining.