Langa: nei filari la natura non aspetta, ma il vino non si vende più

Lo possiamo vedere ogni giorno dalla finestra di casa: l’emergenza Coronavirus ha fermato le attività di (quasi) tutti noi, ma non ha ovviamente fermato la natura. La primavera è arrivata ormai ovunque e si possono apprezzare i primi alberi in fiore. La stessa cosa succede nelle vigne di Langa, dove le viti non possono attendere e hanno bisogno di cure costanti. Per fare il punto della situazione sul settore agricolo e vinicolo, in questo momento di emergenza generale, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Anna Maria Abbona, produttrice di vino di Farigliano e presidente della “Bottega del vino Dogliani Docg”. «Come è normale che sia, la campagna non dà tregua – racconta –. Noi qui continuiamo quindi a lavorare nelle vigne, nei campi e in cantina. Purtroppo però il Coronavirus ora sta bloccando non solo l’Italia, ma tutto il mondo, quindi le vendite di vino sono praticamente ferme. Il vino non si vede più e tutti noi produttori ci troviamo nella stessa situazione: gli ordini dall’Italia e dall’estero sono stati praticamente tutti bloccati, perché i ristoranti e le enoteche sono chiusi; questo sta succedendo per la Germania, per la Svizzera, per la Spagna, la Francia, fino agli Stati Uniti. Per le poche consegne che ancora restano in piedi, ragna invece l’incertezza: la nostra cantina, ad esempio, ha ancora in programma una consegna in Russia, in una zona che forse per ora è fuori dall’emergenza, ma sappiamo che potrebbe cambiare tutto tra 5 minuti, inoltre non siamo sicuri che il trasportatore potrà viaggiare». Ora più che mai è importante quindi “tenere botta”, resistere, in attesa che il momento bruttissimo passi e ci si possa riorganizzare: «In Italia siamo ancora poco abituati alla vendita online, ma le cantine adesso si stanno attrezzando. Ovviamente comunque la vendita ai privati per noi rappresenta solo una piccola parte, perché i consumi delle famiglie naturalmente sono molto ridotti rispetto a quelli delle attività commerciali – prosegue Anna Maria –. Avremo ripercussioni economiche sul settore, secondo me, per diversi anni. Ora però è importante che le imprese si preparino per un anno di vera emergenza. Nel nostro settore infatti non possiamo chiudere e stare fermi, continuiamo a lavorare, quindi bisogna avere liquidità, per pagare i dipendenti. A settembre avremo le nuove uve da raccogliere e ci troveremo con gli spazi di stoccaggio ancora ingombri dal vino che non abbiamo venduto in estate. Per fortuna il vino di Langa è di qualità e non si deperisce, anzi migliora rimanendo “in attesa”. Dovremo fare i conti con la mancanza di liquidità e di spazi per immagazzinare l’invenduto. Il mio appello ai colleghi è questo: non perdiamoci d’animo, continuiamo a lavorare, resistiamo e rimaniamo in piedi. Quando il momento più critico sarà passato dovremo farci trovare pronti a ripartire nel minor tempo possibile».
Eccesso di giacenza per il Coronavirus: i vini restano nelle cantine
Con una lettera indirizzata al ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, la filiera del vino – che riunisce le principali organizzazioni del settore Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle Cooperative Italiane, Unione italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi – ha messo nero su bianco le difficoltà che il mondo vitivinicolo sta vivendo in relazione alla grave crisi determinata dalla diffusione del Coronavirus. Contrazione dei consumi, chiusura dei pubblici esercizi e una sempre più complessa logistica, rallentano qualsiasi tipo di pianificazione delle attività, anche di promozione, sui mercati internazionali. A ciò si aggiunge la mancata ricezione negli alberghi, agriturismi e nella ristorazione, che ha sottratto un naturale sbocco per le produzioni nazionali, nonché un validissimo supporto promozionale dei vini italiani verso gli acquirenti nazionali e stranieri. L’emergenza rischia di creare un eccesso di giacenza di prodotti in cantina, a ridosso della prossima campagna vendemmiale e rende particolarmente incerto il contesto. Per affrontare questo scenario, le organizzazioni della filiera hanno proposto al ministro una prima serie di misure. In vista del prossimo Consiglio dei ministri dell’agricoltura a Bruxelles, le proposte si muovono, con la richiesta di elaborare una strategia comune di sostegno straordinario al comparto agroalimentare insieme agli altri partner europei, mentre per il settore vitivinicolo si deve partire con una forte iniezione di flessibilità nelle misure già esistenti, tra cui il sistema delle autorizzazioni per gli impianti viticoli, la ristrutturazione dei vigneti, investimenti e promozione per liberare risorse a favore del settore in modo che possa dare, anche in questo momento di difficoltà, un contributo per il sostegno ed il rilancio dell’economia nazionale. A livello nazionale, la filiera ha avanzato al ministra Bellanova la convocazione del “tavolo vino”, perché operi come cabina di regia del settore per le iniziative urgenti di supporto.
Coldiretti Piemonte: «Serve un piano strategico straordinario»
«Servono urgenti interventi per il comparto vitivinicolo duramente colpito da questa emergenza sanitaria – spiegano Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale –. A pesare, oltre alla chiusura di bar e ristorante, è sicuramente il fermo dell’export e l’impossibilità di incontrare nelle varie fiere che erano in programma in questo periodo i buyer stranieri». I numeri del comparto vitivinicolo piemontese sono importanti: una produzione di 2,5 milioni di ettolitri, detiene una superficie vitata che supera i 43 mila ettari e conta circa 14 mila imprese.