Monicelli e il suo cinema
Trovarsi in situazioni d’impaccio ed uscirne grazie alla dialettica: uno dei maggiori espedienti utilizzati dalla commedia italiana per movimentare le sue narrazioni. Il genere di maggiore gradimento nazionalpopolare, è stato in passato terra di conquista di alcuni grandi maestri del nostro cinema. Steno, De Sica, Comencini e soprattutto Monicelli, dopo la parentesi positiva del neorealismo, hanno saputo ridefinire i confini cinematografici nostrani, in una fase in cui la gente voleva liberarsi dalle angosce post belliche; raccontando il paese sotto una nuova luce, più leggera e autoironica. Le avventure dell’Armata Brancalone, le bischerate di Amici miei e i cervellotici piani di I soliti ignoti, hanno raccolto sotto un’unica bandiera critica e pubblico. Sfruttando il potenziale dei regionalismi e la spiccata dote nell’arte di arrangiarsi, insita per noi italiani proprio nell’abilità nel parlare. Monicelli confluisce questi aspetti nella sua galleria di personaggi, spesso al cospetto di situazioni più grandi di loro, implicandoli in situazioni complicate, la cui risoluzione è fonte di brillanti ed esilaranti dialoghi. Un cinema fondato sulla misura italiana, ma che ha molto ispirato anche l’estero. Vari aspetti di “The Blues Brothers” ad esempio ce lo ricordano. I due fratelli Blues si “arrangiano” come molti antieroi nostrani, animandosi per intercessione mistica, in missioni fuori dalla loro portata. “Siamo in missione per conto di Dio” diviene motto e tormentone, e non è molto differente dalle litanie di incoraggiamento dell’Armata di Gassman impegnata in guerra santa. Meno padroni della dialettica rispetto al “Mattatore”, Jake ed Elwood Blues riusciranno comunque a prevalere grazie alla loro loquacità: rimettendo insieme la vecchia banda, fuggendo da ex mogli, polizia e neo nazisti, e soprattutto salvando l’orfanotrofio. A costo però di finire nuovamente tra le sbarre. RaiPlay ci offre l’opportunità di rivedere l’indimenticabile “I soliti ignoti”, mentre i pensieri e le riflessioni del regista sono raccolti nel documentario “Il Signor Monicelli” su YouTube.