Pittura, scultura, musica e letteratura in gara alle Olimpiadi? Non è un atto dovuto, di circostanza, per coinvolgere l’arte nell’esaltare il gesto sportivo e l’importanza culturale di un evento che si specchia nella sua genesi mitologica, accentrando ogni 4 anni il mondo in un unico luogo. L’arte è stata nel programma olimpico come disciplina competitiva dall’edizione 1912 fifi no a quella del 1948. Voluta fortemente dallo stesso Barone de Coubertin, padre dei Giochi moderni, che ha pensato di mettere in palio medaglie su progetti di architettura e opere di musica, letteratura, pittura e scultura, tirando in ballo, suo malgrado, l’annosa disputa sul controverso rapporto tra la soggettività della valutazione artistica e l’oggettività di una competizione con una graduatoria di merito. Un equilibrio già diffiffi cilissimo da gestire in consolidate discipline sportive in cui è previsto il voto dei giudici, e ancora più complicato quando vengono chiamati in causa i gusti personali e le inflfl uenze culturali. Vista con gli occhi di oggi, l’idea di De Coubertin ha avuto un’onorevole longevità, sopravvivendo a due conflfl itti bellici che avrebbero potuto facilmente interromperne l’esperimento, e fermata solamente dall’impossibilità di avere completa chiarezza nel nebuloso confifi ne tra la professione e il dilettantismo, capo saldo del credo olimpico del tempo. L’emergenza sanitaria ha privato il 2020 della sua Olimpiade, attesa come la più fumettistica di sempre. A riempire il vuoto sportivo ci penserà la cineteca d’amarcord, mentre a ricordo di questi “altri giochi” rimangono gli oggetti e le composizioni, e pochi altri documenti che possano ricordarla. Il cosiddetto “Pentathlon delle Muse” ha lasciato in verità pochi lavori memorabili: si ricordano le sculture “An American Trotter” e “Il guidatore di Sulki”, mentre la progettazione dello stadio Olimpico di Anversa ha regalato all’architetto Jan Wils la medaglia e la possibilità di una sua realizzazione concreta. L’Italia ha ben fifi gurato nella poesia lirica e nella pittura, raccogliendo allori con Stuparich e Stradone; ma, scorrendo la lista dei partecipanti di tutte le edizioni, a spiccare sono i nomi del futurista Enrico Prampolini e dello scultore Pietro Canonica