Addio a Gigi Proietti, il mattatore

«Te c’hanno mai mandato a quel paese? Sapessi quanta gente che ce sta» cantava così uno dei più grandi punti di riferimento, per lui e per ogni attore italiano Alberto Sordi. Da oggi in paradiso si ride un po’ di più. Nel giorno del suo ottantesimo compleanno, il 2 novembre è scomparso Gigi Proietti, forse il più grande tra gli attori italiani viventi, l’ultimo grande interprete della commedia all’italiana, in grado di coniugare la cultura alta, il grande teatro con la commedia popolare.
Un punto per lui d’onore, il consenso del pubblico, lo aveva spiegato più volte in interviste e spettacoli
«Tra la critica e il pubblico ho scelto il pubblico – diceva ad esempio in “Serata d’onore” perché la soddisfazione che dà è molto maggiore. E poi a volte qualche critico ti viene anche dietro e apprezza comunque quello che fai».
Gigi Proietti era coltissimo e versatile, univa una solida formazione classica, con la frequentazione del grande teatro all’idea del mattatore solo in scena, con la formula del One Man Show inventato con “A me gli occhi, please” e riproposto costantemente nella sua lunga carriera. Personaggi pescati da un baule, contenente pochi attrezzi necessari per la rappresentazione, tra teatro e cabaret.
Poi il cinema, una lunghissima felice frequentazione. Da pellicole di grande livello, anche d’autore, come la Tosca di Luigi Magni (aveva lavorato anche con Sidney Lumet, Elio Petri, Alberto Lattuada, Pasquale Festa Campanile, Robert Altman), a lavori più pop come “Febbre da cavallo”. Una delle sue ultime apparizioni al cinema fu il ruolo di Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone Talvolta prestazioni anche in film dimenticabili, in cui però ha saputo cogliere nel segno, con trovate o sketch che sono rimasti nella memoria collettiva (come dimenticare l’episodio dell’attore smemorato, in “Un estate al mare”? Fu anche valente doppiatore: nella trilogia de "Lo Hobbit" era sua la voce di "Gandalf", per citare un lavoro tra tanti.
Anche il piccolo schermo ha contribuito a consolidare la sua immagine nelle case di tutti gli italiani, e tutti ricordano il ruolo del Maresciallo Rocca, indimenticato Cult degli anni ’90, o del giornalista Palmieri in “Una pallottola nel cuore”. C’è però un ruolo in particolare, rimasto davvero nel cuore di tutti i bambini, ed è paradossalmente un ruolo in cui non lo si vede mai. È lui la voce e l’anima del genio in Aladdin della Disney. Nel ruolo che fu di Robin Williams nella versione originale.
Era amato da tutto il pubblico, grandi e piccini e un punto di riferimento per i giovani attori, che cercò di aiutare e formare in ogni modo.
Nel 2017, su Rai 1, con Cavalli di Battaglia offrì un'antologia del meglio del suo repertorio, dal vivo, insieme alla sua compagnia. Uno spettacolo che rappresenta il perfetto commiato dopo una carriera lunga e fortunata.
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