Terremoto 2016: il ristorante di Tamara sarà pronto a breve ma… l’incubo continua

Era il 2017 quando Tamara Funari, cuoca e giovane imprenditrice umbro-marchigiana, aveva partecipato qui in Langa ad una cena benefica in suo favore, organizzata da alcuni amici e sostenitori, tra i quali la compianta piozzese Manuela Ansaldi, mancata purtroppo qualche mese fa. Un anno prima, nel terribile terremoto del 2016, Tamara aveva infatti dovuto dire addio al sogno della sua vita, ottenuto con tanti sacrifici: il suo ristorante, nella parte alta di Preci, paesino di 700 abitanti in provincia di Perugia, fortemente danneggiato dalle scosse. La “Cena per Tamara”, a Cissone, era quindi servita per darle un piccolo aiuto, un primo sostegno per poter ripartire, in un momento per lei così difficile. All’evento avevano partecipato in molti, anche da Piozzo, da Dogliani e da Farigliano, e al termine della serata era stato possibile consegnarle circa 12 mila euro. In questi anni, abbiamo continuato a seguire la sua sfortunata vicenda “a distanza” e lei ci ha sempre tenuti informati sull’evolversi della situazione. A marzo del 2019, Tamara ci aveva raccontato di non essere ancora riuscita a riaprire il locale ma, dopo un iter burocratico lunghissimo, aveva poi potuto acquistare un terreno edificabile fuori dalla “zona rossa”, vicino alla zona produttiva del paese, dove poter costruire un nuovo ristorante, che inizialmente potesse lavorare sui pranzi di lavoro. Ora, a circa un anno e mezzo dal nostro ultimo contatto, siamo tornati a parlare con lei, per fare il punto della situazione. La buona notizia è che i lavori per la costruzione del nuovo ristorante fortunatamente stanno procedendo. A complicare ancora una volta le cose però si è messa in mezzo anche l’emergenza sanitaria, che sta davvero segnando in maniera drammatica l’economia di realtà produttive e famiglie, già in grande difficoltà dopo il sisma. «I lavori al ristorante procedono e noi non ci arrendiamo, anche se non nascondo che siamo davvero demoralizzati – ci racconta Tamara –. Purtroppo il cantiere è stato fermo durante il primo lockdown, quindi abbiamo perso parecchi mesi. In seguito, le forniture sono arrivate con mesi di ritardo. Ora però stiamo andando avanti e il locale potrebbe essere pronto per la prossima primavera. Qui però, purtroppo, sorge un altro problema: se in quel periodo dovessimo ancora essere alle prese con il Covid, potrebbe essere addirittura controproducente aprire un’attività. Non ne possiamo più: ormai da anni qui è un susseguirsi di problemi e non se se vede la fine. Io intanto, che lavoravo in un bar per poter pagare le spese legate alla costruzione del ristorante, adesso sono di nuovo in cassa integrazione, visto che il mio datore di lavoro ha dovuto chiudere per le attuali norme anti contagio».
Nuove scosse, torna la paura: «Alla terra che trema non ci si abitua mai»
«Come se non bastasse, in questi giorni la terra è tornata a tremare, c’è stata una nuova sequenza sismica – aggiunge Tamara –. Un incubo che sembra non avere fine, perché alla terra che trema non ci si abitua mai. Ogni volta, ti salta il cuore in gola. L’altra notte avevamo paura che potesse succedere di nuovo qualcosa di “grosso”, eravamo tutti al telefono con parenti e amici, per confortarci a vicenda, sperando che le scosse finissero presto. Molti hanno passato la notte in strada, altri hanno dormito vestiti. Siamo zombie che camminano».
Da anni vive nelle “casette” provvisorie: «Forse la ricostruzione non ci sarà»
Tamara, come moltissimi cittadini del centro Italia che hanno patito la tragedia del sisma, dopo un anno passato in una roulotte ora vive ancora nelle “casette” provvisorie d’emergenza, visto che la sua casa non è più agibile: «Della ricostruzione ancora non si sa nulla – racconta – e forse, cominciamo a pensare, non si farà mai niente. Il tempo passa, e con esso se ne vanno anche i nostri anni migliori e noi restiamo qui, ad aspettare che tutto torni bello com’era prima del 2016». L’emergenza, ulteriormente “appesantita” dal Covid, è davvero drammatica. Il turismo, già dopo le scosse del 2016, era praticamente stato azzerato e le attività ancora in piedi si trovano ora costrette a chiudere, una dopo l’altra.

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