NUOVO DPCM – Limiti ai bar su asporto dopo le 18, visite ai parenti a numero chiuso. Incognita sulle scuole
Stato di emergenza prorogato al 30 aprile. Limitazioni a cibi e bevande da asporto per i bar dopo le 18. Divieto di spostarsi tra regioni in zona gialla, zona arancione con indice Rt superiore a 1, zona rossa con Rt a 1,25 se si sale a 250 casi settimanali su 100 mila abitanti. E visite ai parenti a numero chiuso, massimo due persone non conviventi. Queste le norme annunciate alla Camera stamattina, mercoledì 13 gennaio, dal ministro Speranza. Non ha fatto riferimento alle decisioni sulla scuola, né sulle stazioni sciistiche.
Il Piemonte (con Liguria e altre 10 regioni) fa parte di quella “mezza” Italia a rischio zona arancione dal 15 gennaio in poi.
Pochi giorni fa, il premier Conte era stato chiaro affermando: «Bisognerà fare altri sacrifici», e tra i sacrifici c’è la volontà di vietare l’asporto oltre le 18. Gli esercenti non l’hanno presa bene. C’è chi minaccia di aprire lo stesso, chiamandola “disobbedienza civile”. E chi, avendo a cuore il rispetto delle norme, stigmatizza chi se ne frega delle leggi e contribuisce a peggiorare le cose. Questa sarebbe comunque una delle novità del nuovo DPCM, che dovrà necessariamente entrare in vigore dal 16 gennaio e che fissa le regolamentazioni della prossima fase di contrasto alla pandemia: zone gialle, zone arancioni, zone rosse con nuovi parametri.
NIENTE ASPORTO DOPO LE 18
Non è ancora chiaro se il divieto dovrebbe riguardare solo i bar o anche – come afferma il governatore della Liguria in un post su Facebook – per take away e ristoranti. Una mazzata per le decine di migliaia di esercizi che, pur avendo sempre rispettato le norme anti-contagio, si vedono penalizzati in modo diretto e pesante. Carlo Comino, Ascom-Confcommercio Mondovì: «Ancora una volta tocca ripetersi: che senso ha un divieto del genere per le zone come le nostre? Qui non siamo a Milano, non abbiamo certo la “movida” da aperitivo. Un bar aperto è un servizio, anche per chi stacca da lavoro e vuole bersi un caffè prima di tornare a casa. Confcommercio ha un dialogo aperto col Ministero per cercare di scongiurare questa possibilità, che sarebbe davvero penalizzante per chi si è sempre comportato bene».
I DISSIDENTI: «NOI RIAPRIAMO!»
Su internet fioccano le proteste di baristi e ristoratori, raccolti sotto l’hashtag #ioapro. Uno di questi è Silvio Bessone, il maestro cioccolattiere di Vicoforte: «Venerdì 15 gennaio, dopo le 18, io sarò aperto – afferma in un video pubblicato su Facebook–. Sono 10 mesi che rispettiamo le norme, subendo situazioni inaccettabili. Sappiamo bene che questo vorrà dire violare la norma, ma questa volta disobbediremo: so che ci esponiamo a sanzioni ma il fallimento delle nostre aziende non lo si può accettare in silenzio e senza nemmeno alzare la testa». Comino getta acqua sul fuoco: «Sia ben chiaro – afferma – che chi fa queste affermazioni, dicendo che violerà la norma, sta implicitamente dicendo che invita i propri clienti a essere complici. Non possiamo accettare questa posizione. E se qualcuno lo fa, ci auguriamo che poi non venga a lamentarsi se viene sanzionato. È un atteggiamento grave che, fra l’altro, ritengo non avrà seguito fra i clienti».
ZONA GIALLA, ARANCIONE E ROSSA: COSA CAMBIA?
Il nuovo DPCM prevedrebbe un divieto di spostamento fra regioni (salvo motivi di lavoro, salute o urgenze) anche in “zona gialla”. Restano chiuse palestre, piscine, centri culturali. Resta il coprifuoco dalle 22 alle 5. La norma pare essere questa: divieti da “zona gialla” negli infrasettimanali e da “zona arancione” nei festivi e prefestivi. La “zona rossa” scatta con una soglia più bassa: se l’indice di contagio Rt sale sopra 1,25 si passa in lockdown regionale. Parallelamente, se Rt scende sotto lo 0,5 si entra nella “zona bianca”, con allentamento delle chiusure (riapertura dei musei e dei centri culturali).
Come detto, non c’è ancora alcuna chiarezza sulle Scuole Superiori – con tutti il carico di incognite che si portano dietro. Questo, a oggi, lo scenario. Col virus da una parte, la crisi politica dall’altra, e gli italiani lì in mezzo a gestire come possono domande, paura, difficoltà e tanta rabbia.