L’emergenza sanitaria ha cambiato radicalmente la gestione del nostro tempo libero, costringendoci a rinunciare a praticamente tutte le attività culturali e di spettacolo, esterne alle nostre abitazioni. Nel mondo dell’intrattenimento questo si è tradotto in un’ulteriore accelerazione di alcune dinamiche già in corso prima del lockdown. Al cinema la trasmigrazione del pubblico dalla sala verso la fruizione domestica, era un fenomeno pienamente conosciuto, tanto che le contromisure pensate per rimediare erano attive da diverse stagioni: i film evento e le dirette in mondovisione della stagione della Royal Opera House agivano in tal senso. Mentre molte iniziative programmate per il 2020 andavano incontro, anche economicamente, agli spettatori. Ci si è messa di mezzo la pandemia, ma in realtà il pubblico, posto a un bivio, aveva già espresso la sua preferenza verso gli abbonamenti alle piattaforme. Comodi, sfruttabili a casa o su qualsiasi apparecchio visivo, poco cari e ricchissimi di titoli visibili in ogni momento, hanno prevalso sul fascino generato dall’esperienza cinematografica autentica, vissuta collettivamente e assaporata su grande schermo. I vantaggi dettati dalla piattaforma hanno dato una mano a quegli appassionati in difficoltà nel frequentare assiduamente i cinema, offrendo inoltre un’alternativa per quelli indecisi. E’ chiaro che i cinema dovranno cercare di sopravvivere, e per riuscirci saranno costretti a selezionare quelle poche pellicole campioni d’incassi in circolazione, sacrificando una quota enorme di opere di qualità. Un disimpegno che rischia di lasciare fuori dalle sale i lavori di grandi autori, che già ora preferiscono la piattaforma: importanti registi, hanno elogiato la maggiore libertà artistica concessa da questo tipo di distribuzione. Generando un ribaltamento del percorso classico del film impegnato, non più première da sala ma prima visione domestica per gli abbonati, da indirizzare eventualmente in seguito anche sul grande schermo. Al cinema rischiano dunque di rimanere solo le briciole, restando ai margini dei fermenti culturali.