Wikipedia compie vent’anni. Alla ricerca delle fonti perdute
Poco più di vent’anni fa e poco prima che nascesse Wikipedia, ero alle prese con la mia tesi di laurea. Non solo non esisteva ancora l’enciclopedia online più popolare ai giorni nostri, ma internet non aveva ancora avuto l’impatto che avrebbe ottenuto in breve tempo. La parola “enciclopedia” richiamava ancora l’immensità dei volumi cartacei da consultare nella polvere delle biblioteche; non si surfava la rete, ma si navigava a vista tra le ragnatele di vecchi archivi. Ho provato a impostare, oggi, una ricerca su Wikipedia sull’argomento della mia tesi di allora, scoprendo che nomi e fonti sulle cui tracce ero giunta dopo lungo percorso, le avrei avute comodamente a portata di clic. Di certo, trovare quelle voci mi avrebbe risparmiato molto tempo ed energie. Difficile dire però, se, in fondo, quel tempo e quelle energie non siano esse stesse il vero senso della ricerca. In tal caso, la vecchia generazione a cui, ahimé, appartengo, avrebbe avuto il merito di saper costruire e condurre una ricerca in autonomia, sulla base di logica e comparazione. Tuttavia, l’idea stessa di una enciclopedia online universale, a cui ciascuno può contribuire con spirito di servizio e in modo democratico, è notevole e apprezzabile. Come tutti gli strumenti di cui l’uomo dispone, tutto dipende dall’uso che se ne fa. Wikipedia è di per sé un serbatoio preziosissimo, soprattutto nel momento in cui ci si addentra in un argomento sconosciuto e si brancola nel buio. La sua funzione orientativa aiuta a muoversi per trovare la direzione giusta e, soprattutto, gli elementi di confronto che permettano di trovare fonti e conferma di quanto letto. Perché, diciamolo, se tutti possono scrivere su Wikipedia, molti certamente sanno quel che scrivono, ma, sulla quantità, lo strafalcione di un contributo improvvisato o approssimativo è dietro l’angolo. Ecco allora che all’innegabile pregio e all’insostituibile comodità di un servizio come questo, è necessaria l’umana facoltà di discernimento. Da qui nasce l’errore dei tanti studenti che copiano da Wikipedia: pensare a internet come una scatola magica da cui pescare a occhi chiusi, confondendo la pura nozione con l’informazione da rielaborare e fare propria. Wikipedia, da difendere e salvare, dunque, ma solo se intesa per ciò che è: punto di partenza e non unica destinazione della ricerca
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