In Piemonte scendono del 20% i giocatori d’azzardo patologici
In Piemonte scendono del 20% i giocatori d'azzardo patologici. Il gioco d’azzardo in Piemonte è al centro di un forte dibattito. Lo è almeno da quattro anni, dall’entrata in vigore di una Legge regionale che ha come obiettivo il contrasto alla ludopatia. Una norma sulla quale si discute da tempo e che, con l’insediamento della Giunta Cirio, potrebbe cambiare volto. L’idea della maggioranza, infatti, è quella di presentare una nuova proposta, che limiterebbe i paletti del cosiddetto distanziometro, il metro che, ad oggi, impedisce la presenza di slot machine in tabaccherie, sale scommesse e sale gioco troppo vicine ad aree sensibili quali scuole, banche, chiese… Un dibattito aperto, insomma, che, in settimana ha visto un altro importante passaggio, la seduta congiunta delle Commissioni terza, quarta, Legalità e Comitato per la qualità della normazione, convocata proprio per il monitoraggio della Legge varata da Chiamparino nel 2016.
In Piemonte scendono del 20% i giocatori d'azzardo patologici. Dall’entrata in vigore della Legge regionale contro il gioco d’azzardo, in Piemonte si è assistito ad un calo dei volumi di gioco fisico pari all’11%. È questo il dato nudo e crudo emerso nella riunione presieduta da Alessandro Stecco, con la presenza dell’assessore alle Attività produttive Andrea Tronzano, uno dei dati illustrati dagli studi effettuati dalla Direzione Sanità della Regione, da Ires Piemonte e dal Cnr.
Quali effetti ha prodotto la Legge sul volume di gioco?
Dopo il 2016 si assiste ad una forte diminuzione dei volumi di gioco fisico in Piemonte a fronte di un incremento nelle altre regioni italiane: -15% a favore della nostra regione solo nell’ultimo anno. Rispetto al dato del 2016, anno di entrata in vigore della Legge piemontese, la diminuzione registrata in Piemonte nel 2019 è di 572 milioni di euro (-11%), mentre nel resto della nazione la riduzione è iniziata solo nel 2019, -18 milioni di euro (-0,03%). La riduzione in Piemonte è iniziata nel 2017, anno successivo all’entrata in vigore della legge. Anche la spesa è in calo. A livello nazionale è scesa dello 0,9%, mentre a livello regionale del 16,5%: la riduzione ha fatto scendere la spesa da 1,2 miliardi a poco meno di un miliardo di euro. Complessivamente, nei due anni, si calcola una riduzione di almeno 1.341 milioni di euro, rispetto a ciò che si sarebbe osservato in assenza delle misure attivate dalla legge.
E per quando riguarda le perdite?
Un andamento simile si registra anche per quanto riguarda le perdite al gioco fisico. In Piemonte il decremento nel valore delle perdite osservato nel 2019 rispetto a quello del 2016 è assai più consistente (-16,5%) rispetto a quanto accade nel resto d’Italia (-0,9%).
Le limitazioni del distanziomentro e quelle introdotte dai Comuni hanno prodotto effetti? Secondo i ricercatori dell’Ires, le norme hanno avuto un impatto forte sulla minor presenza delle slot machine e, dai primi dati sul distanziometro entrato in vigore nel 2019, anche la riduzione sulle videolottery è significativa. Gli studi hanno evidenziato che nei Comuni con misure più restrittive, i volumi di gioco si sono ridotti in proporzione più rilevante rispetto ai Comuni che hanno adottato misure più permissive. Si tratta di circa 93 euro in meno per abitante rispetto a quello che si sarebbe osservato in assenza di limitazione oraria. Laddove le misure sono meno restrittive (consentono più di 10 ore al giorno di funzionamento) non si registra una differenza statisticamente significativa nei volumi di gioco.
In Piemonte scendono del 20% i giocatori d'azzardo patologici
In Piemonte scendono del 20% i giocatori d'azzardo patologici. Tra il 2016 e il 2019, in Piemonte si assiste ad una riduzione dei pazienti in carico ai Servizi sanitari per disturbo da gioco d’azzardo: da 1.327 a 1.054 (-20,6%). Nelle regioni confinanti il trend è di crescita, a eccezione della Valle d’Aosta. Dalla ricerca Gaps (Gambiing Adult Population Survey) effettuata dal Cnr emerge che le fasce più soggette a dipendenza sono i giovani under 45. I giocatori “fisici” hanno reddito significativamente più basso, il 60% guadagna meno di 15 mila euro l’anno e chi gioca alle macchinette ha più possibilità di sviluppare dipendenze. «Dai dati disponibili già nel 2018 – ha concluso l’Osservatorio regionale sulle dipendenze – la platea dei giocatori è del 10% in meno rispetto alla media nazionale e i giocatori a rischio sono la metà di quelli del resto d’Italia».
I giocatori hanno sostituito il gioco su apparecchi con altri tipi di gioco fisico?
Escludendo gli apparecchi, tutti gli altri giochi fisici in Piemonte sono cresciuti nel 2019 di 321 milioni di euro, pari ad un +21,9%, mentre nel resto d’Italia l’aumento è stato pari al 8,4%. Dunque in Piemonte il consumo di altri tipi di gioco è cresciuto di più che nelle altre regioni italiane. Tuttavia la diminuzione del gioco legato agli apparecchi nello stesso periodo è stata pari a 893 milioni di euro, quasi tre volte più grande della crescita degli altri giochi fisici. La crescita degli altri tipi di gioco non ha dunque neutralizzato l’effetto che la Legge regionale ha avuto sulle slot machine. Se vi è stato un effetto sostituzione su altri giochi fisici, è stato molto contenuto.
Vi è stato un effetto sostituzione con il gioco “a distanza”?
Il gioco a distanza è una particolare modalità di gioco, che prevede l’effettuazione del gioco in modalità interattiva attraverso una piattaforma operativa su Internet, TV o telefono. In Piemonte, nel 2019, il volume annuo di gioco a distanza è aumentato di 980 milioni di euro rispetto a quello osservato nel 2016, mentre nello stesso periodo le perdite per i giocatori sono aumentate di 52 milioni di euro. Tra il 2016 e il 2019 la crescita dei volumi di gioco a distanza ha registrato un andamento simile sia nel resto d’Italia (+72%) che in Piemonte (+70%). Per questo motivo è ragionevole sostenere che la gran parte dell’aumento che ha riguardato il Piemonte, se non la totalità, si sarebbe verificata anche in assenza dell’intervento del legislatore.
La limitazione dell’offerta di gioco legale ha aumentato il ricorso a forme di gioco illegale?
In termini più generali la questione è controversa e si contrappongono due tesi. Da un lato vi è chi sostiene che una forte limitazione nell’offerta di gioco legale rappresenti un incentivo per i giocatori d’azzardo a spostarsi a forme di gioco illegale. Dall’altro, invece, c’è chi sostiene che la grande offerta di gioco legale determini un allargamento della platea dei giocatori; anche di quelli che potrebbero passare dal gioco legale a quello illegale, che promette, in modo illusorio, maggiori margini di guadagno. Senza contare che è la stessa offerta di gioco legale a costituire un’appetibile occasione di profitto e di infiltrazione per la criminalità organizzata: ad esempio nel riciclaggio di denaro derivante da traffici illeciti come quello della droga.
L’occupazione nel settore cala in seguito alle riduzioni nell’offerta di gioco d’azzardo?
«Per quanto riguarda le tabaccherie il dato è abbastanza stabile e nei quattro anni il saldo complessivo è positivo – si legge nel rapporto –. Occorre sottolineare che il dato delle tabaccherie comprende anche quelle per le quali non è possibile stabilire se sono effettivamente presenti ricevitorie, vendita lotterie e apparecchi con vincite in denaro. Invece, sul versante sale da gioco, nei quattro anni si registra un saldo leggermente negativo, ma in linea con il resto del mercato del lavoro».
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LE REAZIONI
«Cambiare la Legge? La Destra faccia dietrofront!»
«Abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione degli effetti positivi della Legge regionale 9 del 2016 per il contrasto al gioco d’azzardo – commenta Giorgio Bertola, consigliere regionale Movimento 4 Ottobre Piemonte –. Dati, numeri e statistiche eloquenti, a cui la Giunta Cirio ha preferito non prestare orecchio: tutti assenti per evitare il grave imbarazzo. Ci chiediamo quindi cosa serva ancora affinché la maggioranza di Destra possa placare la propria furia distruttrice da mesi indirizzata verso lo smantellamento di una legge che funziona e che fa del Piemonte la regione più virtuosa d’Italia. Sfatato anche il mito caro alla Destra secondo cui le restrizioni alle slot machine avrebbero incrementato il gioco online: falso, il Piemonte è perfettamente allineato con il resto d’Italia. Non c’è poi alcun dato che dimostri come la limitazione al gioco legale abbia aperto le porte all’illegalità. È emerso invece che a solleticare gli appetiti della criminalità organizzata è in generale tutto il gioco d’azzardo: dove questo prolifera, prospera anche chi ne vuole trarre profitti illegalmente. Lega e Giunta Cirio agitano poi lo spauracchio del crollo del settore e dei posti di lavoro persi. Un’altra falsità: nel 2018, stando a quanto riferito, sono state emesse 69.000 domande di cassa in deroga di cui solo 290 riguardanti il settore del gioco. Per noi nessuno deve rimanere indietro, ma non è tenendo in piedi un settore che crea voragini nell’economia e drammi sociali che si aiuta chi ha investito in slot e vlt. Si pensi piuttosto ad una forma di sostegno economico mirato a riconvertire le sale. In definitiva la legge non va assolutamente depotenziata, semmai migliorata negli aspetti che riguardano la prevenzione e la tutela dei soggetti più a rischio. La maggioranza di destra si liberi dal giogo della lobby dell’azzardo e pensi per una volta al bene e agli interessi di tutti i piemontesi».
«Incomprensibile atteggiamento della maggioranza verso una legge che funziona»
«I dati sul gioco d’azzardo patologico sono in costante miglioramento, ma allora perché la maggioranza insiste nel tentativo di modificare la norma – a chiderselo sono i consiglieri Pd Rossi, Canalis e Sarno –? I numeri parlano chiaro. Peccato che la Giunta non li abbia ascoltati: nessun assessore presente e tantomeno il presidente Cirio. Un fatto grave, un atteggiamento che evidenzia l’approccio della maggioranza e dell’esecutivo rispetto al problema del gioco d’azzardo patologico: nessuna volontà di ascolto e di confronto. L’assunto su cui si basa la legge è dimostrato: riducendo l’offerta di gioco si riduce la domanda. Ora in Piemonte, grazie alla legge regionale, abbiamo un locale con slot-machine ogni 3.000 abitanti, contro una media nazionale di 1 ogni 980. I risultati sono significativi e sono stati conseguiti grazie ad una norma applicata solo a metà. Il piano di comunicazione e prevenzione previsto dalla legge, già predisposto dagli uffici e finanziato con 600 mila euro, non è ancora partito: attende solo il via libera della Giunta. Cosa stanno aspettando? Il distanziometro e i limiti di orario sono importanti per limitare la pervasività dell’offerta di gioco, ma occorre anche un lavoro culturale ed educativo per vincere la sfida. Quali dati avremmo oggi se insieme agli articoli dei divieti avessimo messo in campo una seria campagna culturale? Crediamo ancora migliori di quelli attuali. Tra il 2016 e il 2019 i pazienti in carico ai Servizi sanitari piemontesi per dipendenza dal gioco sono diminuiti del 20,6%, quante altre persone e famiglie avremmo potuto aiutare?». «È il caso di dire che la Legge funziona – concludono i consiglieri Pd –, nonostante tutto. Con quale coraggio, ma soprattutto su quali evidenze e per quali ragioni la maggioranza insiste nel voler modificare la Legge? Persino il tema dei problemi occupazionali del comparto, su cui da sempre fanno leva i detrattori della norma, non regge più. Invitiamo pertanto la maggioranza ad abbandonare l’idea di modificare la norma in vigore e a ritirare la propria proposta di Legge abrogativa: piuttosto, si impegnino per applicare il Piano di prevenzione e comunicazione che darebbe ulteriore slancio ai già significativi risultati ottenuti».
«Dati sbagliati su lavoro e spesa, chiederemo un confronto alla Regione»
«Nei prossimi giorni forniremo, per l’ennesima volta, i dati ufficiali che provano come la Legge regionale ha “distrutto” un intero settore economico, lasciando inalterata la spesa e il territorio in mano alla criminalità». Questo il commento di Massimiliano Pucci, presidente di AsTro, l’Associazione degli operatori del gioco lecito, alla relazione presentata in Regione. «Non si capisce quali dati la relazione utilizzi: nel documento si parla di 54 posti di lavoro persi, ma non è chiaro quale sia la fonte di questo dato, dal momento che la Cgia Mestre, attraverso i codici Ateco, aveva stimato circa un migliaio di lavoratori rimasti senza impiego. Addirittura si parla di un aumento di posti di lavoro nelle sale quando il 90% delle stesse è chiuso da più di un anno. Con la Legge si è “distrutto” completamente un settore produttivo per far calare, a detta loro, del 10% la spesa sul gioco, quando in realtà, dai dati ufficiali si evince che la spesa in Piemonte è aumentata. Senza tener conto dell’aumento dell’illegalità; basta leggere i giornali tutti i giorni per rendersi conto dei numerosi sequestri di apparecchi illegali da parte della Gdf».
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