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martedì 10 Dicembre 2024     Accedi

La poesia di Sergio Gallo, tra scienza e letteratura


Paolo Roggero

«Come il ragno palombaro/con tele argentee tesse/campane subacquee/dove intrappolare/diafane bolle d’aria/necessarie per vivere/Così appeso sott’acqua/nell’osmotica tana/attende di catturare /avannotti, efemere/e nuovi frammenti/di sogni possibili».

Una scena quasi documentaristica, didascalia, sia nelle forme che nel lessico usato, estremamente preciso, esatto. Questo componimento “L’Argironeta” tratto dalla raccolta “Corvi con la museruola” è estremamente rappresentativo dello stile di Sergio Gallo. Il poeta saviglianese, farmacista di professione, è sicuramente una delle voci più originali del panorama poetico piemontese: sceglie di combinare lessico e concetti della scienza con il linguaggio letterario e ne ottiene una resa davvero unica, in cui i versi, liberi ma estremamente curati in forma e musicalità, vivono la continua contraddizione di una descrizione asettica ed estremamente rigorosa, e una forte empatia emozionale che traspare dal complesso del componimento, nella valenza letterale o metaforica del proprio significato. Un effetto davvero particolare, che spoglia la poesia di ogni rischio di patetismo fine a sé stesso (in cui la lirica spesso invece cade) e che arricchisce il contenuto di nuovi piani. Un percorso artistico che Gallo ha messo a punto nelle raccolte pubblicate finora (tre autoprodotte e cinque edite per i tipi di case editrici) a cui sta per aggiungersi un nuovo lavoro “Amnesia dell’origine” in uscita a giugno. «Sono uno che ha sempre utilizzato un linguaggio scientifico, i termini tecnici di svariate materie dalla botanica all’astronomia, alla farmacologia. È sempre stata una mia caratteristica: non credo abbia senso distinguere la cultura umanistica letteraria da quella scientifica. Non si faceva in passato e non è opportuno farlo nemmeno oggi». Una scelta non facile, talvolta anche non compresa dai lettori, come racconta ancora Gallo: «Con questa scelta mi sono fatto dei nemici: gli addetti ai lavori non considerano poesia il mio lavoro, per l’inosservanza della metrica e per il linguaggio che uso. È vero che non ho molta cura della metrica, ma faccio attenzione alla musicalità della parola. Per molti la mia è una poesia difficile da affrontare e da capire, ma la mia scrittura è sempre rispettosa delle regole grammaticali in primis e poi al comandamento etico di comunicare sempre un messaggio: la non comprensione di un aggettivo o un sostantivo tecnico non può pregiudicare il senso complessivo del mio testo». L’operazione di Gallo tuttavia non è fine a sé stessa, ma ha uno scopo preciso: trovare una nuova veste a queste parole, allargandone le potenzialità espressive. «Non faccio poesia sperimentale e non utilizzo questo lessico per il gusto di impiegare una parola desueta. Il senso del mio lavoro è ricontestualizzarne il significato in poesia, facendone materia di metafore, analogie, similitudini… Ogni mio componimento è frutto di una rielaborazione, con molte fasi di revisione». La nuova raccolta “Amnesia dell’origine” è ispirata, tra le altre cose, all’esperienza autobiografica della malattia del padre del poeta: «Il tema che prevale è quello delle perdita della memoria – spiega il poeta saviglianese –: uso la figura di mio padre, che è mancato qualche anno fa, di cui ho seguito tutta la parabola, in quanto figlio unico. Il linguaggio mi è servito per raccontare di una vicenda personale con un certo distacco, per farne un simbolo di una situazione più generale e anche per evitare di cadere nel patetico, in un argomento così personale».

Da “Amnesia dell’origine”
in uscita a giugno

Il vuoto che sappiamo non esistere

Ogni più piccola rivoluzione
nelle forme di vita
sfiora la catastrofe.

Variazioni nei campi magnetici terrestri
accendono remote zone del cervello,
nostro perduto senso d’orientamento.

È lo stesso sistema di navigazione
degli uccelli migratori, delle tartarughe.

Attanaglia come un’oscura presenza
quel vuoto che sappiamo non esistere.

Sergio Gallo (Cuneo, 1968) si è laureato in Farmacia presso l’Università di Torino e lavora come collaboratore di farmacia

Tra le ultime pubblicazioni: Corvi con la museruola, LietoColle 2017; Beccodilepre – poesie sulla montagna 2006-2018, Puntoacapo, Pasturana 2018; Approdi/Landings, Arsenio Edizioni, 2020. In corso di pubblicazione: Amnesia dell’origine (puntoacapo, giugno 2021).

Ha vinto il Premio Giacomo Leopardi 2006, il Nuove Lettere 2010 e il Guido Gozzano 2013.


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