Anaborapi, eletti i delegati di Cuneo: «Siamo preoccupati per le sorti della Piemontese»

Quasi 300 allevatori di bovini di razza Piemontese, iscritti al “Libro genealogico” con sede a Carrù, presso Anaborapi, si sono trovati a Fossano, lo scorso giovedì 9 settembre, per eleggere i delegati che andranno a votare l'Assemblea annuale, il bilancio e le eventuali modifiche. Tutti e 20 i posti riservati alla provincia di Cuneo (il sistema è proporzionale e la “Granda” quindi è la più rappresentata considerando l’alto numero di allevamenti presenti) provengono dal gruppo di allevatori che si era mosso questo inverno nelle proteste sotto la sede di Coalvi e Anaborapi per tutta una serie di questioni. Dal drastico calo dei prezzi, alla mancanza di «autonomia».

Il comunicato
La lista vincente dei nuovi delegati di Cuneo ha rilasciato un comunicato. «Il mondo della Piemontese – si legge – è in fermento ormai da diverso tempo. All’origine vi è la questione dei prezzi dei vitelli grassi (3,15 euro al kg) e, come ricaduta, sui vitelli svezzati, che non coprono nemmeno i costi di produzione. Secondo uno studio effettuato da Coalvi, il costo di produzione è di almeno 3,80 euro al kg di peso vivo. Quindi gli allevatori, con i costi delle materie prime alle stelle e i rischi, lavorano in perdita. Inoltre siamo seriamente preoccupati per le sorti di Anaborapi. L'Associazione di razza ha sempre usufruito di fondi pubblici per poter svolgere il lavoro selettivo e far funzionare il “Centro Tori”, che esporta 100 mila dosi di seme di Piemontese in tutto il mondo ed è l’unico centro di questo tipo al mondo. Nonostante la progressiva diminuzione di fondi pubblici, la gestione oculata e parsimoniosa degli anni precedenti ha reso l'Anaborapi una delle poche Associazioni di razza con un bilancio attivo e solido. Ultimamente, con la necessità di riordino economico, delle varie Associazioni nazionali di razza, l'Anaborapi è stata inclusa in Fedana (una Federazione con sede a Roma con lo scopo di spalmare i debiti anche a chi è in attivo e oculato nelle spese). Questa chiede il pagamento di una quota annuale (nel 2019 12mila euro, nel 2020 32mila euro e nel 2021?) a fronte, per conto nostro, di nessun servizio reso, sia nei confronti dell’Anaborapi che degli allevatori stessi. Gli allevatori versano alla loro Nazionale una quota annua per ogni capo adulto e nell'ultimo anno questa cifra è stata raddoppiata. E temono anche per la certificazione dei loro capi. Se la certificazione fosse eseguita da un Ente terzo, a Roma ad esempio, potrebbe essere motivo di ricatto da chi certifica. È per questi importanti motivi che giovani allevatori e seriamente motivati si sono proposti e sono stati eletti dai propri colleghi a rappresentarli in Assemblea. Perché siamo prima allevatori di razza Piemontese e, poi, iscritti ad un sindacato».